“Cromo, l’acqua delle scuole di Treviglio passa l’esame”

Lo annuncia l’assessore Imeri sulle pagine dell’Eco di Bergamo. Bene. È una buona vecchia notizia. Vediamo perché mai come in questo caso l’espressione “ha scoperto l’acqua calda” calza a pennello.

Bene ha fatto il giovane neoassessore all’ambiuente e vicesindaco di Treviglio Juri Imeri (Lega Nord) a tranquillizzare, sulle pagine dell’Eco del 20 ottobre, i genitori delle scuole dell’obbligo trevigliesi circa la presenza di cromo ai rubinetti. Le percentuali sono ben al di sotto della soglia di rischio (50 microgrammi/litro di cromo totale) e, al massimo, vicine alla soglie di rischio per l’acqua in falda (5 microgrammi/litro di cromo esavalente).

Gli do il benvenuto tra gli amministratori responsabili di quello che dicono. Peccato che fino a pochi mesi fa, cioè fino alla sua vittoria alle elezioni, la Lega abbia fatto un uso spudorato dell’allarmismo sociale imputando all’amministrazione Borghi (e a Cogeide che gestisce la rete dell’acquedotto) di tutto e di più. Al di là di ogni regola di buon costume. Ne saranno stati felici i venditori di acqua in bottiglia, ma la serenità dei cittadini di certo no. Adesso che sono (ri-)entrati nella stanza dei bottoni, per nostra fortuna gli amministratori leghisti leggono le carte, gli atti amministrativi, i documenti e si informano. Così hanno scoperto che – come l’Asl conferma – non c’è pericolo. Così hanno scoperto (ma toh!) che il rivendicato collegamento con l’acquedotto della bergamasca da loro rivendicato c’era già. Che il Comune di Treviglio in versione Borghi ha attivato con l’Arpa una convenzione onerosa (cioè paga il Comune) per ulteriori controlli dell’acqua e dell’aria da farsi oltre quelli standard, il che ha permesso interventi risanatori. Che la collaborazione con Cogeide ha già sistemato, durante il mandato Borghi, il pozzo più compromesso (quello di via Terni). Che esiste già pronto un piano di intervento per gli altri pozzi, a cominciare da quello di via Bellini che è vicino alle scuole ecc. ecc.

Ben inteso: l’acqua di Treviglio secondo i parametri di legge è sempre stata potabile. L’ASL lo ha sempre certificato, perfino nei periodi più critici, anche quando la Lega è arrivata a proporre – ma sempre prima di vincere le elezioni – di chiudere i pozzi e di far arrivare le autobotti!
Tuttavia non bisogna fermarsi a questo. Il passo ulteriore è difendere lo status quo dalla altre fonti di inquinamento (da Ciserano-Zingonia viene giù di tutto nella Bassa perché i controlli non ci sono o sono insufficienti). Passo ulteriore è imporre alla Regione bonifiche dai tempi meno biblici e la difesa attiva del nostro territorio. Passo ulteriore è denunciare alla Procura della Repubblica gli inquinatori riconosciuti come tali da Arpa. Noi lo abbiamo fatto per la Cromoplastica. Una recente mozione da noi presentata e votata all’unanimità lo richiede per i nuovi inquinatori. Passo ulteriore è lavorare per rendere l’acqua di qualità sempre migliore, al di là degli standard di legge, perché nessuno ha mai potuto calcolare quanto costa in salute del territorio e nostra il mix di elementi inquinanti (tutti singolarmente sotto soglia di legge) che l’acqua contiene. Con tanto impegno, destinando fondi in bilancio e senza facile demagogia.

Ora, una volta detto a futura memoria che a Treviglio gli inquinanti ci sono perché siamo in una zona reduce da anni e anni di allegra produzione industriale incurante dell’ambiente, e che risultano perché si fanno le analisi (dove nessuno niente cerca, niente evidentemente trova), resta un augurio finale. Che adesso che è finito l’intervallo elettorale e con esso i tempi della diffamazione dell’avversario, gli amministratori leghisti e chi collabora con loro tornino alla realtà dei problemi da affrontare e a cui dare la migliore risposta possibile. Se, nel frattempo, la smettessero di praticare il vecchio vizio – già fatto rilevare – dell’appropriazione indebita di sudore altrui, farebbero anche un omaggio alla verità.

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