No, no, no, (discutere) su BreBeMi non si può

Non c’è stato verso di spuntare dalla Giunta Pezzoni il diritto di parlare dell’emergenza del momento che, se fossero accertati dalla Magistratura gli strilli delle locandine della stampa locale (“Tonnellate di cromo VI sotto la Brebemi”), sarebbe l’ennesima batosta inferta al nostro territorio. Ci si sarebbe attesi una informazione diretta da parte dello stesso Sindaco in apertura di seduta dell’ultimo Consiglio comunale. Invece, niente. È inspiegabile il rifiuto opposto alla discussione della interpellanza urgente presentata da PD e gruppo ABS sulla vicenda degli interramenti illeciti di rifiuti pericolosi nel sedime della BreBeMi, oggetto di indagine. La motivazione del rifiuto portata dal sindaco Pezzoni (“Ero in Comune la mattina, l’interpellanza è arrivata di pomeriggio”), che avrebbe impedito di acquisire le informazioni necessarie, non sta in piedi. Nessun quesito prevedeva chissà quali informazioni da rendere alla città. E comunque si possono sempre dare quelle di cui al momento si è in possesso. Il Sindaco è coadiuvato da un Assessore all’ambiente che ha già fatto dichiarazioni alla stampa (Eco di Bergamo). E perché ai cittadini trevigliesi no? Mentre si svolgeva il Consiglio comunale di Treviglio, con la maggioranza che si è rifiutata di parlare dell’emergenza, rimandandola al prossimo consiglio, cioè a Natale (!), Regione e Provincia invece ne discutevano, con la Provincia che ha convocato addirittura un Consiglio provinciale straordinario contemporaneo al nostro.

Ora, a Milano e a Bergamo si parla di sedime BreBeMi e di illeciti che sarebbero avvenuti anche nel territorio trevigliese e ci si confronta, mentre a Treviglio, il cui territorio sta esattamente tra i cantieri di Cassano e di Fara Olivana sequestrati dalla Magistratura, invece no? Gli amministratori bergamaschi hanno le informazioni e quelli trevigliesi no? Ha un bel dire l’Assessore Imeri che Treviglio si è mossa per prima, ma non si capisce perché si è rifiutato di spiegarci come mai la prima segnalazione è di Legambiente (il Comune ha altri controlli da fare più urgenti, si vede) ed è del 6 luglio; la prima richiesta di intervento partita dal Dirigente del settore e indirizzata all’ARPA per i prelievi di controllo è del 17 agosto (un mese e mezzo dopo); il sopralluogo di ARPA e il prelievo dei campioni è del 15 settembre (un altro mesetto); senza la nostra interpellanza — e siamo al 5 dicembre, quattro mesi dopo — non se ne sarebbe saputo niente, se non fosse scoppiato il caso dell’arresto del vicepresidente del Consiglio regionale, fatto che ha sparato sulla stampa provinciale e nazionale l’ennesimo caso di corruzione. Possiamo cantare tutti in coro “Tutto va ben, madama la marchesa, tutto va ben, tout va très bien”, e ne saremmo contenti, ma almeno vorremmo, prima, che chi ha il compito e l’obbligo di controllare ci rassicurasse in proposito e non si sottraesse al confronto con i cittadini e con chi li rappresenta. Il fatto che noi si sia arrivati secondi alle elezioni non giustifica il fatto che i primi si comportino come se il diritto di sapere dei cittadini non esistesse.

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