Film che parlano di noi: The Artist

Se cercate attentamente nelle sale più sperdute  dei multiplex potrete trovare  un film piccolissimo, ma molto bello, che negli ultimi mesi ha vinto molti premi importanti.

Il film è intitolato “The Artist” ed è diretto da un regista , fino a quattro mesi fa sconosciuto,dal nome impronunciabile:  Michel Hazanavicius.

È la storia di un artista, grande star del cinema muto, e del suo rapporto, costantemente teso tra amore e odio, con una donna, con il cinema e con il futuro. Siamo alla fine degli anni venti e l’arrivo del sonoro sta cambiando il mondo dello spettacolo troppo in fretta rispetto a quanto George Valentin (l’artista del titolo) possa aspettarsi. Egli dovrà scegliere se accettare il futuro fatto di suon i e rumori o continuare con i suoi film muti, le sue gag e il silenzio. La decisione non si farà attendere e George inizierà la sua personale difesa della tradizione di un mondo che è andato avanti senza di lui.

Ovviamente questo è solo l’incipit, lascio a voi il piacere di scoprire i numerosi colpi di scena di questa storia raccontata in modo decisamente inusuale. Va detto infatti che la pellicola è al 99% come un vero film muto. La fotografia in bianco e nero e la musica costante in sottofondo permettono di tornare indietro di 70 anni, ricevendo emozioni simili a quelle che può regalare un film degli anni venti. Un viaggio non facile, sia chiaro, ma che consiglio caldamente.

Il lettore potrebbe obiettare che “ITrevigliesi” non dovrebbe occuparsi di cinema ma di “fatti e persone”. Personalmente ritengo che il cinema (così come i libri, la musica e qualsiasi altra forma d’arte) parli della vita, a ciascuno di noi, con delicatezza ed efficacia ;per questo è essenziale parlarne, discuterne , conoscerlo ed imparare ad apprezzarlo.

La storia di George Valentin è infatti una storia universale, più che mai attuale in questi anni di continui cambiamenti.

il  termine “cambiamento” (con cui si potrebbe riassumere il significato del film) viene spesso usato e abusato dai politici, quando ,in realtà, basta vedere la serie infinita di scioperi e proteste ad ogni riforma, per capire come si abbia paura di cambiare il nostro status quo. Come ci mostra il film, l’attaccamento al passato, può essere una buona cosa solo se costituisce una base solida per svilupparsi verso il futuro. Quando invece la tradizione diventa un’ossessione, che impedisce di cambiare, si diventa vecchi e si scompare (è la legge di natura: evolvi o muori). Un esempio si può riscontrare nella storia d’Italia degli ultimi vent’anni: la paura di un cambiamento forte ha impedito di reinventarci e per poco (ma è ancora tutto da vedere) non abbiamo perso la rotta. Il film racconta le paure di un uomo, che sono anche le nostre paure e le paure della nostra nazione (e forse anche dell’Europa). Il domani, l’ignoto, ci spaventa. Non vogliamo diventare vecchi, obsoleti, e per evitare ciò, dobbiamo guardare al futuro come un’occasione e reinventarci continuamente.

Anche lo stile adottato dal regista supporta la tesi espressa nel film: Hazanavicius utilizza una forma antica e ormai in disuso di narrazione cinematografica (che tende a mostrare piuttosto che a dire) per raccontare una storia paradossalmente molto attuale e moderna. La pellicola non è un omaggio agli anni venti fine a se stesso ma utilizza l’antico linguaggio filmico per veicolare significati ed emozioni, come solo il grande cinema sa fare, soddisfacendo sia chi è in cerca di svago sia chi vuole “accendere la mente”.

Ma “The Artist” non è solo questo, è anche una storia d’amore che saprà farvi sorridere e un dramma che vi commuoverà grazie ad attori eccezionali.

Non fatevi spaventare dal bianco e nero o dalla (quasi) assenza di dialoghi ma provate a recuperare questo film di cui sentiremo parlare ancora a lungo (è molto probabile che stravinca agli oscar) perché in ciascuno di noi c’è un “artista” che ha paura di fare sentire la propria voce.

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