Mensa scolastica: un polverone che non serve

Le notizie infondate sulle rette delle mense scolastiche hanno indotto molta preoccupazione tra le famiglie. Si è scritto e parlato di un debito di € 407.000 accumulato negli anni 2006–2011 e del timore che possa essere riversato sulle famiglie attraverso le tariffe del servizio. Conosco bene la questione. Le cose non stanno per niente così e i timori sono infondati. Mi aspetterei che fosse la stessa Amministrazione comunale a chiarire alle famiglie, visto il polverone che una distorta lettura dei dati forniti dall’Amministrazione stessa ha creato. Ma non so se lo farà. Nel frattempo, ecco le informazioni che mi sento in diritto–dovere di dare.

  1. Il Comune di Treviglio ha sempre pagato e paga regolarmente Gemeaz, la società che fornisce il servizio di refezione scolastica, sia per la differenza–pasto delle tariffe, che sono agevolate in base alle fasce ISEE, sia per gli insoluti, cioè le rette non pagate dagli utenti.  Se davvero esistesse il “debito” di € 407.000 per gli insoluti, non si capirebbe perché la società Gemeaz non ne abbia mai chiesto il pagamento! Dal punto di vista tecnico, poi, sarebbe un debito fuori bilancio, roba da denuncia alla Corte dei Conti. Il fatto è che non c’è nessun debito. O meglio, non sono stati ancora pagati gli insoluti dell’anno scolastico 2010–2011 perché le procedure per il conteggio da parte di Gemeaz ad oggi non sono ancora terminate.
    Non basta avere dati e tabulati, bisogna anche leggerli per quello che dicono e comunque, prima di confezionare e mettere in giro conclusioni erronee, bisognerebbe informarsi presso gli Uffici competenti o presso Gemeaz stessa.
  2. Non sono stati né saranno mai gli utenti a pagare con le loro tariffe per chi non paga la mensa scolastica dei figli. Gli insoluti infatti sono a carico del bilancio comunale. Perché? Perché così prevede il contratto/convenzione tra Comune e Gemeaz, a seguito del project financing (del dicembre 2005, Giunta Zordan) che ha creato il centro cottura di via Roggia Vignola e ha affidato a Gemeaz il servizio mense scolastiche fino al 2022. Gli insoluti sono a carico del Comune, chiunque lo amministri, come da accordi sottoscritti dal dirigente del settore finanziario di allora. La ragione delle tariffe e della loro progressione sta tutta lì, a partire dal recupero dell’investimento di € 1,08 per singolo pasto (i pasti scolastici serviti sono circa 275.000 l’anno).
  3. Il prossimo aumento (per adeguamento ISTAT) scatta dal settembre 2012 ed è stato deliberato dalla Giunta Pezzoni con delibera n. 187 del 20 dicembre scorso. Non sono gli insoluti di una parte dell’utenza a determinare l’aumento delle tariffe.
  4. Il Comune procede al recupero degli insoluti (tutti, quelli delle mense come quelli degli affitti comunali o delle rette della Casa albergo non pagate) attraverso l’Ufficio Recupero crediti e, alla fine dell’iter, tramite Equitalia. Quello che non riesce a recuperare di quanto già corrisposto a Gemeaz,  rimane a carico del bilancio. Cioè — ma succede in tutti i Comuni che hanno questo sistema di riscossione — paghiamo tutti, o meglio, tutti i contribuenti onesti.

Tra chi ha lasciato debiti mai pagati al Comune ci saranno sicuramente furbetti da stanare, ma anche molte famiglie in forte difficoltà economica. Gli insoluti, su tutti i fronti, risultano in crescita negli ultimi anni: la crisi si vede anche da lì.

Misure da prendere? Sono scelte politiche: se gli ospedali curassero gratuitamente solo i contribuenti onesti e non anche gli evasori fiscali, non avrebbero problemi di bilancio. Ma nessuno si sognerebbe mai in Italia di non dare assistenza sanitaria a chi ne ha bisogno. Cosa fare per le mense? Mandiamo a casa un bambino della materna o delle elementari o gli facciamo mangiare una michetta da solo perché gli altri sono a mensa, facendo pagare a lui le mancanze, reali o di comodo, della sua famiglia? Non sono per il buonismo facile, perché solidarietà e senso di responsabilità per la collettività devono andare a braccetto, ma ho paura che, di fronte a certi bivii morali, le scelte divengano obbligate. Forse, più che sollevare problemi che non ci sono, dovremmo discutere e lavorare di più per una politica delle famiglie degna di questo nome, oltre che, naturalmente, di recupero del senso civico e della responsabilità di fronte alla collettività.

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