Un segnale di serietà subito

I recenti scandali riguardanti l’uso privato e privatistico di fondi pubblici  destinati  istituzionalmente alla vita e all’attività politica dei partiti pone questioni etiche e politiche che riguardano, al di là delle specifiche responsabilità da accertare, tutte le formazioni politiche.

Di fronte all’antipolitica e all’indignazione popolare che crescono ogni giorno di più, mettendo a serio rischio la nostra democrazia, i partiti hanno avuto una modestissima capacità di reazione sia rispetto alle polemiche sui costi della nostra democrazia, sia rispetto all’uso smodato e illegale che alcuni partiti hanno fatto e stanno facendo del denaro dei cittadini, dei contribuenti italiani.
Insomma, la classe politica nel suo insieme non ha avuto quel guizzo di sdegno e di senso di responsabilità  necessario per trovare rimedi tempestivi e adeguati alla crisi di legittimità e di credibilità che l’ha investita, per di più in un periodo di grave crisi economica che ha portato ad un forte incremento della disoccupazione, soprattutto giovanile, e all’impoverimento di tante famiglie.

In tale situazione, in cui i cittadini faticano a tirare la fine del mese, i privilegi dei parlamentari e dei partiti risultano ancor più inspiegabili e inaccettabili, e i tentativi tardivi e maldestri di modificare norme e regole, senza rinunciare effettivamente ad alcuno dei benefici di cui godono, gettano ancor più discredito sul nostro sistema politico.

Lo scalpore suscitato dagli abusi legati agli ex tesorieri Lusi e Belsito non sembra aver dato uno scossone. Ad oggi si parla di un progetto di legge snello (3 o 4 articoli), per affrontare la questione dei controlli sui bilanci dei partiti e della trasparenza (Corte dei Conti e certificazione di società esterne), ma non si accenna né alla  questione della democrazia interna e dei rimborsi elettorali, né all’ intenzione di decurtare l’entità dei finanziamenti.

Bersani propone il rinvio dell’erogazione di ben più di 100 milioni in calendario per luglio, ma niente di certo si sa a tale proposito. I cittadini si preparano a pagare un pesante aggravio di tasse sulla casa e si propone una legge che, pur con interessanti novità, di fatto non taglia l’enorme contributo pubblico ai partiti?

Il Circolo del Partito Democratico di Treviglio, impegnato nell’avviare il lavoro post congressuale , ha affrontato il tema politico in argomento per concludere che:

  • la legge sui rimborsi elettorali è stata una oggettiva prevaricazione della volontà popolare chiaramente espressa dal successo del referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti;
  • in ogni caso i rimborsi non possono essere quattro volte superiori alle spese sostenute per le campagne elettorali e le attività politiche (la Corte dei Conti ha quantificato in 579 milioni di euro le spese elettorali sostenute dai partiti dal 1994 ad oggi, a fronte dei 2 miliardi e 253 milioni incassati);
  • non è accettabile che fino ad oggi non siano stati previsti controlli e certificazioni ai bilanci dei partiti (il bilancio del PD è certificato da una società esterna ed è in internet , ma per libera  scelta dei suoi dirigenti);
  • dei  fondi di rimborso devono in parte beneficiare anche le periferie dove spesso le forze politiche   sostengono campagne elettorali non sempre all’altezza della competizione in campo perché  autofinanziate dagli iscritti di buona volontà.

Secondo il Pd trevigliese sarebbe però corretto mantenere un minimo di finanziamento ai partiti perché è un elemento di democrazia. Eliminarlo del tutto significherebbe non consentire a chi non ha possibilità economiche di presentarsi al confronto elettorale. Come dice Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, “i partiti devono poter contare su risorse certe – un minimo di risorse certe (ndr) – altrimenti la politica resterà esclusiva dei Paperoni”.

Va dato un segnale di serietà subito, di cui il rinvio della erogazione prevista per luglio (ultima tranche del finanziamento del 2008!) è un primo passo, ma meglio ancora sarebbe la scelta di rinunciarvi e di destinarli a settori di grave disagio sociale.

Vanno anche tempestivamente presi provvedimenti di etica pubblica: la “imposta forzosa” del finanziamento pubblico ai partiti va abbondantemente decurtata, nell’attesa di trovare nuove e trasparenti soluzioni. Quelle in vigore, non fanno che aumentare l’immenso discredito dei politici professionali, discredito che ricade in toto su chiunque e a qualunque livello sia impegnato nell’attività politica e che va ad alimentare l’antipolitica e il pericolo di soluzioni non democratiche alla crisi del nostro Paese.

Le oligarchie politiche  devono capire che, pena la loro implosione e quella della democrazia e della libertà del nostro paese, devono affrontare sul piano legislativo, uno dopo l’altro , temi che non possono più essere elusi: l’abbattimento dei costi della politica, l’azzeramento dei privilegi dei parlamentari e la drastica riduzione del loro numero, l’eliminazione delle nomine politiche nei consigli di amministrazione di enti e aziende statali o parastatali, l’introduzione di regole di democrazia interna che non sacrifichino le periferie, una legge elettorale che garantisca la stabilità nella chiarezza e che ridia ai cittadini il diritto di scegliere la propria rappresentanza in Parlamento, una legge anticorruzione che consenta di riparare ai danni che la corruzione arreca in termini economici, sociali e politici (60 miliardi di euro è il costo enorme che paghiamo solo per l’inadeguatezza del sistema italiano  di prevenzione e repressione della corruzione).

Qualcosa si sta facendo, ma è troppo poco. Il Circolo PD trevigliese rinnova la fiducia nei partiti, strumento ineliminabile di democrazia, e si augura che riprendano con determinazione e coraggio il ruolo che la Costituzione affida loro.

Per il Circolo PD di Treviglio
Ariella Borghi

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