Caro Sindaco, raccontala giusta

Beppe Pezzoni ha rilasciato una intervista al Corriere della sera, edizione di Bergamo, pubblicata domenica 27 maggio. Tema e titolo: ”A Treviglio nessun diritto negato”. Il riferimento è a due questioni: le quote rosa (abolite anche con il suo voto convinto) e la mozione contro l’omofobia (bocciata nonostante il suo voto a favore).

Due le affermazioni che segnalo. La prima è questa, a proposito della eliminazione delle quote rosa dallo statuto comunale: ”Non esiste una questione di genere. Bisogna scegliere le persone per competenza e capacità”. Una palla. Primo, perché la questione di genere esiste (non lo dico io, lo dicono studi, ricerche e statistiche). Secondo: a chi lo racconta che le persone vengono scelte per competenza e capacità? Quando mai sono questi i criteri applicati soprattutto da una politica dominata da partiti che hanno smarrito la loro funzione costituzionale? Gli accordi preelettorali da applicarsi una volta vinte le elezioni erano questi: due assessori al Pdl più il presidente del Consiglio comunale, tre assessori alla Lega. Punto e basta. Così è stato.

E i disaccordi seguono la stessa logica: non è un mistero che da un bel po’ una assessora è oggetto di una specie di mobbing politico da parte della maggioranza, tanto più che al congresso provinciale Pdl era dalla parte sbagliata, quella di chi ha perso la segreteria. In altre parole, e col linguaggio da far west della politica nostrana, c’è chi vuole politicamente “farla fuori”. Dentro e fuori il Pdl. È diventata incapace e incompetente tutto in una volta? O siamo dentro la solita logica delle faide in attesa di nuovi “confronti democratici” sui posti futuri?

Sarà un caso, ma quote rosa e mozione contro l’omofobia sono tutt’e due competenze del suo assessorato, i Servizi sociali. Due belle polpette avvelenate che la fanciulla, ahimé non più in fiore come la sottoscritta, ha ingoiato con molto imbarazzo e disagio. E sì che l’avvelenamento secondo la tradizione misogina sarebbe una virtù tipicamente femminile…

Sulla mozione contro l’omofobia: Pezzoni afferma che “sarebbe passata se non avessero messo degli allegati a favore dei matrimoni gay”. Ma ci stiamo prendendo per i fondelli? In votazione va la mozione e basta. Gli allegati erano costituiti dalla Risoluzione votata dalla Unione europea e da un elenco di casi di cronaca nazionali e internazionali di omofobia. Materiale conoscitivo e basta. Dove se le è sognate le dichiarazioni a favore dei matrimoni gay?

Il tema — che non c’entrava niente — è stato introdotto invece dai suoi consiglieri comunali con l’unico obiettivo di far saltare l’approvazione. E così è stato.

Dirò di più. Pezzoni aveva avuto in visione il testo dalle associazioni LGBT già da gennaio. Ci ha messo cinque mesi per scoprire che avrebbe posto problemi “di coscienza”? Una mozione che era la stessa mozione dell’anno scorso, votata da maggioranza e minoranza, compresi suoi attuali consiglieri! Evidentemente non c’erano problemi, tanto che lui la mozione l’ha votata.

Quisquilie e pinzillacchere, direbbe Totò.

Caro sindaco, a fare il tuo mestiere ci vuole coraggio. Non mezzucci. Basta in genere un tuo sguardo o un gesto o l’annuncio del tuo voto, e i tuoi consiglieri di maggioranza votano compatti secondo le tue indicazioni. Ogni volta. Disciplinati e all’unisono. Questa volta non è andata così perché hai lasciato “libertà di coscienza”. Ti faccio notare che la mozione ci impegnava tutti contro la violenza omofoba. V-I-O-L-E-N-Z-A. Mi sarei aspettata una chiamata alle armi contro la violenza, non il “liberi tutti”. È stata la prima volta in cui hai lasciato i tuoi consiglieri “liberi” di votare: una sperimentazione democratica fatta sulla pelle di ragazzi che si aspettavano, da chi rappresenta la città, un atto di solidarietà.

La cosa ha dell’incomprensibile: è stata presentata una mozione contro la violenza sulle donne, ed è stato un sì all’unanimità. Viene presentata una mozione contro la violenza sugli omosessuali, ed è no. Perché? Devo dire che non c’erano nemmeno le associazioni di donne a fianco dei ragazzi delle associazioni LGBT, il che la dice lunga sul concetto e la difesa di un diritto quando l’impegno è macchiato dalla appartenenza. Ma un diritto è un diritto e basta. Essere sicuri, vivere sereni come chiunque altro senza essere fatti oggetto di violenze verbali, fisiche, psicologiche è un diritto.

Ti chiedi: ”Treviglio è omofoba solo perché non è stata votata una mozione?”. No, non lo è omofoba, ed è l’ennesimo caso di una comunità che è migliore di chi la rappresenta e governa.

Dici ancora: “Sicuramente non avrei patrocinato il Gay Pride. C’è un sistema valori garantito dalla Costituzione in base al quale le famiglie sono qualcosa di più rispetto alle persone”. Cosa c’entra? Lo so anch’io, come dici, che non avresti patrocinato il Pride trevigliese del 2010, fra l’altro una bella manifestazione, ordinata, vivace, allegra, pulita in tutti i sensi. Per salire sul palco del Pride trevigliese a portare solidarietà a un anno dalle elezioni comunali ci voleva un sindaco come Ariella Borghi. Una che non sa neanche cosa siano i tatticismi elettorali e gli opportunismi politici quando ci sono di mezzo i diritti. I diritti. Perché parliamo di diritti. La ringrazio ancora oggi per avermi trasmesso una parte del suo coraggioso impegno civile.

Per chiudere: non credo per nulla che Beppe Pezzoni sia omofobo, né apertamente né “in sonno”. Ma l’operazione che ha consentito (o forse subìto per un malaugurato caso della sorte) lo è. Non raccontiamo il contrario. E prendiamoci le nostre responsabilità. Sarà mica sempre colpa degli altri.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.