Si uniscono le Province, si separano le vie

Il 25 ottobre scorso avrebbe dovuto costituirsi il Comitato di Quartiere del Centro promosso da alcuni cittadini rappresentati  dai sigg.  Villa Pietro Giacomo, Di Fiore Fabio, Praduroux Stefano, tutti residenti in Via Carcano. Il primo atto avrebbe dovuto essere l’approvazione dello Statuto e l’elezione del Direttivo.

Il Comitato però non si è costituito. Perché? Perché lo Statuto proposto alla votazione all’art. 1 definiva il quartiere in modo diverso dal Regolamento comunale. I confini stabiliti dall’Amministrazione davano diritto di voto anche ai residenti oltre la circonvallazione interna, mentre il Comitato Promotore voleva che si desse diritto di voto unicamente alla cittadinanza residente “dentro le mura”. Escludendo dal quartiere perfino i residenti sul lato esterno della circonvallazione interna. In pratica farebbero parte del Centro storico solo i residenti di un lato dei viali Partigiano, Filagno, Oriano, Battisti. Ricordo che per il Regolamento comunale tuttora in vigore Centro Storico è l’area compresa all’interno della circonvallazione esterna (viali Montegrappa, Piave, Buonarroti ecc.) e, per la zona est, all’interno di via XX Settembre e via Ariosto.

Il Comitato promotore e una trentina di cittadini presenti al posto di includere hanno  preferito escludere e hanno deciso di non costituire il Comitato di Quartiere allargato ,ma  di formare un’ “Associazione del (piccolo) centro storico” con la ragione sociale di chiedere al Consiglio Comunale la revisione dei confini per la zona centrale. 

A nulla sono valse numerose proposte che chiedevano di eliminare l’art.1 dello Statuto e di costituire subito il Comitato di Quartiere del (grande) Centro storico: il Comitato avrebbe potuto costituirsi e chiedere poi al Comune di decidere un’altra soluzione della perimetrazione, oppure chiedere ai residenti di fare una proposta di suddivisione delle vie da presentare all’Amministrazione . Avrebbe anche potuto suddividersi in zone tra loro coordinate. Niente.

I promotori sono stati irremovibili: il Centro “dentro le mura” ha problemi specifici e chi sta “fuori le mura” ne ha altri. Solo i primi hanno interesse e diritto a rappresentare le esigenze di chi vive nella ristretta cerchia della prima circonvallazione, i secondi si organizzino da sé, i problemi di Viale Piave non hanno nulla a che fare con quelli della Piazza Manara, i residenti in Via Roma non hanno nulla da condividere con quelli di S. Zeno o di via Portaluppi eccetera eccetera.

Con questi ragionamenti c’è, a mio avviso e non solo mio, il rischio di focalizzarsi su problemi particolarissimi, quasi individuali, familistici, di categoria, e non sul bene comune. C’è il rischio che in pochi si conti poco e di fatto si sottovaluta  il fatto che, simbolicamente e concretamente, il centro storico è di tutti i cittadini.

Questi e altri argomenti non sono serviti: è prevalsa la logica delle divisione, muovendo l’ironica osservazione di un cittadino che è sbottato in un “Ma come? Oggi che si uniscono le Province, si separano le vie?”

Come se oggi, aggiungo io, i veri grandi problemi di una comunità non siano di tutta un’area urbana, di tutto un territorio. Non si muove nulla in un quartiere della città senza che ciò non si ripercuota su tutto l’abitato: una supermercato in periferia incide sulle attività commerciali di tutta la città; la localizzazione dei parcheggi, delle infrastrutture,  delle scuole, dei servizi grandi e piccoli influisce sul traffico e sull’inquinamento atmosferico; la sottrazione di spazi verdi alla vita sociale, piuttosto che la carenza di posti nelle scuole materne,  interessa tutti noi, nessuno escluso, eccetera eccetera.

E allora è necessario che il territorio sia suddiviso in zone perché alcuni sono problemi specifici di zona, ma guai se le zone mettono steccati e si chiudono nei loro confini, non partecipando,  per quello che possono, senza pregiudizi ed egoismi, alle scelte amministrative più ampie per migliorare il benessere di tutta la città, per “diffondere e consolidare la solidarietà e lo spirito di aggregazione nella Comunità Trevigliese”(come si legge nel Regolamento dei Comitati di Quartiere).

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