Brutta storia, ma questa volta ci pensa il Sindaco

Brutta storia quella andata in scena martedì scorso durante la Conferenza dei Capigruppo incaricata di organizzare i lavori del Consiglio comunale di martedì 27 novembre. Si discuteva della commemorazione della Giornata contro la violenza sulle donne, un appuntamento che arriva al culmine di anni in cui la violenza contro le donne ha raggiunto livelli impressionanti. Tanto per dare un’idea del dramma, sono 115 gli assassini di donne da parte di mariti, compagni, amanti, fidanzati, perpetrati, ad oggi, nel solo 2012.

I consiglieri capigruppo Minuti, Giussani, Cologno, Merisi hanno cercato di impedire che la commemorazione in Consiglio comunale venisse tenuta dalle presidenti dei due organismi istituzionali cui il Comune di Treviglio ha affidato il comparto delle pari opportunità: il Consiglio delle Donne e la Commissione Pari Opportunità. Tralascio di riportare le considerazioni che sono state fatte, condivise o accettate nel silenzio, e solo per carità di patria. Raramente ho assistito a pronunciamenti di una arroganza e di una insensibilità nei confronti delle donne e della tragedia del femminicidio come quelli che ho dovuto ascoltare durante la Conferenza dei capigruppo.

A parere dei miei colleghi maschi, la commemorazione sarebbe consistita in 5 minuti affidati al Sindaco. Come dire: niente perdite di tempo per cose come questa.

Il Sindaco che non ne sapeva niente. Tanto che, anche per intervento dell’assessore Pinuccia Prandina, ha ribaltato la questione — di questo gliene siamo grate/i, — ha accettato la proposta originaria avanzata dalle donne e ha affidato quindi a Domenica Manzoni, presidente del Consiglio delle Donne, e Alda Sonzogni, presidente della Commissione Pari Opportunità, il compito di aprire il Consiglio comunale e di ricordare senso e attualità della Giornata voluta dall’ONU ogni 25 novembre per prendere posizione contro la violenza sulle donne.

Oggi le donne non vogliono solo esprimere profonda condanna per la situazione di discriminazione che ancora vivono, in primis per quello che è ormai definito femminicidio, ma vogliono anche, e in primo luogo, dire forte e chiaro che intendono impegnarsi, socialmente, politicamente e istituzionalmente, per estirpare le radici di fenomeni tanto gravi, vere e proprie piaghe sociali: dalla violenza sulle donne nelle sue diverse forme fino alla discriminazione nel lavoro e nel contesto sociale più ampio, violenza e discriminazione che, nonostante gli sforzi, restano una “pessima abitudine” presente in molti settori lavorativi e della società civile.

Non vogliono né dichiarazioni retoriche, né buonismo, ma un riconoscimento effettivo e concreto di questa Giornata, il che significa che vogliono essere in prima fila sia nel denunciare una società che pone uomini e donne in rapporto di disparità, subalternità e di dominio, sia nell’enucleare e realizzare azioni concrete per un salto di civiltà nelle relazioni tra i diversi generi, tutti i generi.

Le misure secondo noi, consiglieri PD, sono sostanzialmente queste:

  • educazione a partire dalle scuole materne;
  • prevenzione, protezione delle vittime e punizione dei colpevoli;
  • formazione per le forze dell’ordine e per gli operatori coinvolti nei problemi dei centri antiviolenza;
  • rappresentanza appropriata delle donne in ogni ambito della società;
  • uso non sessista delle immagini e superamento degli stereotipi di genere;
  • finanziamento al Piano nazionale e alla Legge regionale per il contrasto alla violenza sulle donne;
  • applicazione della Carta europea per l’uguaglianza e la parità di genere nella vita locale, firmata a Pisa nel 2008, e adesione alla Convenzione del Consiglio di Europa di Istanbul. Convenzione in cui, per la prima volta, si parla di violenza sulla donna come di violazione dei fondamentali diritti umani, si stabiliscono a livello internazionale misure di prevenzione, di tutela in sede giudiziaria e di sostegno alle donne vittime di violenza;
  • approvazione da parte del Parlamento della legge contro l’omofobia, il cui iter sembra non concludersi mai.

Per i consiglieri comunali del PD
Ariella Borghi

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