Il lupo nero dei genitori 2.0

Domenica 8 novembre, allo stand di Castelbarco del Liceo classico Simone Weil, docenti e studenti impegnati a presentare l’offerta formativa della loro scuola hanno constatato la paura di molti giovani genitori nei confronti della cultura: “No, grazie. Troppo difficile”.

Il liceo Classico fa paura. I genitori della generazione 2.0, con uno smartphone sempre a portata di click, sanno che nel web possono trovare le risposte a tutte le domande! Perché allora iscrivere i figli a una scuola che tutti ritengono difficile? Perché, a volte, non è possibile trovare delle risposte, neanche in Internet! Nessuno ha la risposta a quanto accaduto a Parigi, nessuno ha la risposta per quello che sta accadendo in questo mondo globalizzato.

Gli studenti del Liceo classico Simone Weil, il sabato dopo gli attentati a Parigi, arrivando a scuola, come tutti nel mondo, volevano delle risposte.
Dopo un primo momento di silenzio, hanno ricordato la filosofa parigina alla quale il loro liceo è intitolato, il suo impegno con gli operai, il suo amore per la cultura classica e per i suoi studenti.

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Con Simone Weil hanno riletto i versi dello “Antigone”, in cui Sofocle esalta le possibilità dell’uomo, dell’uomo di tutti i tempi, non solo dell’Ateniese del V secolo: “Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo: egli attraverso il mare , tra la tempesta e le onde che imperversano intorno, avanza; e infaticabile lavora la terra…”.

Con questi versi i ragazzi che frequentano il Liceo classico riflettono sull’uomo, sulle sue possibilità, ma anche sulle difficoltà dell’uomo del terzo millennio.
Hanno riconosciuto nell’uomo che attraversa il mare i migranti in cerca di una patria: quanti ne hanno studiati di migranti che fuggono dalle guerre e dagli incendi, che muoiono nel mare, che lottano per una patria, che aspirano alla pace! Le parole del coro di Sofocle erano rivolte ai cittadini ateniesi, ma sono una speranza anche per noi.

Il 18 novembre, all’Accademia della Crusca, il Presidente Napolitano chiede di rispondere al “tentativo di guerra globale”, riaffermando “i principi del nostro umanesimo”.
Gli studenti del Liceo classico hanno la possibilità di leggere altri discorsi sulla guerra e le sue conseguenze.
Tucidide mette in bocca a Pericle, dopo il primo anno della guerra del Peloponneso queste parole: “La nostra è una vita libera: nessuno si scandalizzi se un altro si comporta come meglio gli aggrada. Se le nostre relazioni private sono caratterizzate dalla tolleranza, nella vita pubblica agiamo a favore delle vittime di un’ingiustizia. Offriamo la nostra città agli altri come un bene da godere in comune…”.
“No, grazie. Troppo difficile…”.
Alla fine del I secolo dopo Cristo, Tacito ricorda il discorso di un coraggioso comandante: “Depredare, trucidare, rubare lo chiamano col nome bugiardo (falsis nominibus) di impero (imperium) e dove fanno il deserto (solitudinem), lo chiamano pace (pacem appellant)”.
“No, grazie. Troppo difficile…”.
È questo che accade quando, al Liceo classico, docenti e studenti decidono di capire insieme, senza la presunzione di avere delle risposte, ma con la passione (studium) di chi ha un tesoro da scoprire.

M. Rosato
insegnante Liceo classico “Simone Weil”, Treviglio

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