Bergamo–Treviglio: il punto

In questi giorni la Provincia ha proposto ai 20 Sindaci della bassa e media pianura bergamasca un nuovo tracciato, più ad est, della superstrada Bergamo–Treviglio. Lo ha presentato il Consigliere delegato alla viabilità, Pasquale Gandolfi, con la speranza che questo nuovo tracciato venga accolto dai Sindaci e che con il loro consenso la Provincia riesca a far accettare questa nuova soluzione alla Regione Lombardia, ma anche alla Società Autostrade Bergamasche Spa.

Per la verità una proposta di viabilità, in questo caso autostradale, su un tracciato più ad ovest, era già stata licenziata con la Conferenza dei servizi del 2012, in cui la maggioranza dei Sindaci aveva già deliberato il consenso.

Il nuovo tracciato ha alcune novità positive: non è un’autostrada ma una superstrada, quindi non avrà caselli intermedi e comporterà un consumo di suolo di circa la metà rispetto alla precedente proposta autostradale. Ma ha anche aspetti di negatività, fra cui i tempi di realizzazione: saranno sicuramente più lunghi, dovendosi rifare una nuova Conferenza dei servizi e riscrivere il tracciato sul nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale in fase di rifacimento, oltre all’accoglimento nei PGT locali.

Con quest’ultima le soluzioni all’annosa questione del collegamento Bergamo–Treviglio diventano tre:

  • una autostrada a pedaggio ad ovest della ferrovia Treviglio–Bergamo, lunga 18,8 chilometri, per un costo di 300 milioni di Euro sostenuto dalla Società Autostrade Bergamasche, consumo di suolo: 1.072.000 metri quadrati;
  • superstrada a pedaggio ad est della ferrovia Treviglio–Bergamo, lunga 16 chilometri, costo 180 milioni sostenuto dalla Società Autostrade Bergamasche, consumo di suolo: 513.000 metri quadrati;
  • riqualificazione della viabilità esistente, fra cui lo snodo di Verdello (circonvallazione) e riqualificazione della ex statale 42, costo 40 milioni denaro pubblico, che sembra però non esserci.

Se dovesse essere confermata una delle prime due ipotesi, sarebbe necessario analizzare a fondo il piano industriale e finanziario di fattibilità del collegamento Bergamo–Treviglio. Infatti sembra che, con la immissione di nuovo capitale da parte del socio di maggioranza (gruppo Vitali), la Società Autostrade Bergamasche abbia in serbo la capacità finanziaria di procedere con l’appalto.

A questo punto ci si chiede ancora una volta se questi privati saranno in grado di sostenere completamente il rischio d’impresa, senza far ricadere sul pubblico parte dei costi dell’opera. Non è una questione di poco conto, visto quanto accaduto per BreBeMi e per la Pedemontana. In tutti e due i casi il pubblico è intervenuto pesantemente:

  • Brebemi ha ottenuto 260 milioni di defiscalizzazione dallo Stato più 60 milioni dalla Regione Lombardia, oltre al prolungamento della concessione di altri 6 anni;
  • la bretella di collegamento A35–A4 è tutta a carico dello Stato, per altri 47 milioni;
  • Pedemontana ha ricevuto dal CIPE l’ok per 350 milioni di defiscalizzazione.

Tutti soldi, quelli della defiscalizzazione, che avrebbero dovuto entrare nelle casse dello Stato (quasi 800 milioni). A questo punto la domanda è scontata: quante opere pubbliche avremmo potuto affrontare con questi soldi? Sicuramente la riqualificazione della ex statale 42 Bergamo–Treviglio, risparmiando per altro più di un milione di metri quadrati di fertile terreno agricolo, come da tempo anche la Coldiretti non si stanca di affermare.

 

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