La televisione “vivente”

In questi giorni, cercando di tenermi aggiornato sulla cronaca, con particolare riguardo all’economia ed alla politica italiana, ho avuto una netta sensazione, una conferma di quanto già sospettavo: il “nostro” Presidente del Consiglio è lo stereotipo dell’italiano da talk show di basso profilo culturale, con tendenza ai reality show. La televisione è il suo habitat naturale… e gli italiani sono la sua preda.

Mi spiego: in un momento davvero critico sotto tutti i punti di vista, con le borse altalenanti più che mai, una politica, se possibile, sempre più allo sbando e anche una grave crisi ambientale dovuta all’incuria ed alla negligenza, Mr B. reagisce parlandoci dell’isola che non c’è.

E trascurando completamente la Penisola che c’è!

Non saprei definire altrimenti due sue esternazioni, una in relazione alla maggiore sorveglianza da parte del FMI e l’altra sulla crisi economica in Italia.

Credo che tutti coloro che siano ancora dotati di una discreta memoria ricordino i precedenti vertici internazionali cui anche l’Italia partecipava: spesso questi incontri davano risalto alla verve di Berlusconi, la stampa tendeva ad amplificarne l’eco ed egli dava prova di abilità nell’apparire, nell’imporsi davanti alla platea.

Guardando alla storia recente, agli ultimi mesi, sembra che le carte si siano ribaltate: se tempo addietro Mr B si fregiava pubblicamente del merito di mediatore in alcuni accordi, ritenuti problematici, tra USA e Russia, tanto per fare un esempio, di certo egli oggi non può vantare ancora lo stesso prestigio, lo stesso ruolo centrale, la stessa influenza.
Sembra rinchiuso in un cupo silenzio meditativo (sulle sorti del nostro Paese? Dubito…) e quando non è chiuso nel suo silenzio lo si ritrova rinchiuso in una stanza con l’ex fido Tremonti, sotto il fuoco incrociato di personalità, queste sì, influenti e internazionali, quali Barroso, Van Rompuy e Lagarde, oltre al duo Merkel – Sarkozy.

Chi volesse credere alla favoletta del “siamo stati noi a richiedere una maggiore sorveglianza del FMI” si accomodi pure alla poltrona in prima fila davanti all’ennesimo inganno del fenomeno da baraccone.

Io ne farò volentieri a meno, perché chiamandolo commissariamento o in altro modo, rimane la sostanza: organi sovranazionali da tempo vigilano su uno o più aspetti che sarebbero di sovranità nazionale italiana.

Ciò per fare in modo che l’incendio non divampi incontrollato, per contenerlo senza che si estenda alle aree vicine.

Non si capisce perché, dopo tanto tempo e tanti sforzi profusi nella difesa della propria linea di pensiero e di non azione, abbia preso la decisione di lasciare il campo a organi extranazionali, in particolare a “quelli dell’euro, quei brutti cattivi”, quando in Italia sono sicuro ci sarebbe qualcuno in grado di fare buone cose, con la differenza che essendo autoctoni porterebbero nuovo lustro all’Italia, di fronte al resto del mondo.

E probabilmente eroderebbero il suo harem di consenso.

Personalmente, ben vengano anche i controlli di UE, FMI, BCE… quantomeno c’è una possibilità di migliorare una situazione davvero critica e pericolosa.

Tuttavia mi sorgono due dubbi: Tremonti non è lo stesso che ha combattuto per l’italianità di Alitalia? E, se non vado errando, non è lo stesso che desiderava ardentemente una soluzione italiana per Banca Antonveneta? Bah…

Ad ogni modo possiamo stare tranquilli: l’Italia è un paese benestante e i ristoranti sono tutti strapieni!

Dite che è il caso di ricordare a Mr B che lui è Presidente anche di chi non evade il Fisco?

Dite che è consapevole del fatto che la Caritas e le mense dei poveri non si annoverano tra i ristoranti?

Angelo Rota, studente di Economia a BG

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