C’erano una volta… i comitati di quartiere

Certe (per non dire molte…) volte la politica è proprio strana! Capita che circa quattro anni or sono la Giunta Borghi proponga ai cittadini trevigliesi la possibilità di costituire dei gruppi spontanei, che inizialmente prenderanno il nome di “Gruppi promotori dei comitati di quartiere”, con il compito di creare un raccordo tra la Giunta ed i cittadini, i quali hanno tra le mani un potente mezzo di segnalazione, discussione e comunicazione di qualsiasi problema comunale inerente la vita di tutti i giorni. Capita che ci si lavori per circa tre anni, in un clima simbiotico tra l’allora Amministrazione comunale e i rappresentanti di tali “Gruppi promotori”: sono anni di intensa attività pubblica, dove non solo si organizzano incontri aperti a tutti i cittadini in tutti i quartieri trevigliesi (solo per citare un esempio: nel quartiere Geromina in quattro anni sono stati organizzati ben 11(!) incontri pubblici) ma anche e soprattutto per mettere nero su bianco una regolamentazione che non solo renda legale la costituzione dei Comitati di quartiere, ma permetta una particolare apertura verso i cittadini e non riproponga su scala di quartiere “piccoli parlamentini” ad uso e consumo dei “soliti noti”.

Questo lavoro ha portato alla stesura ed alla conseguente approvazione di un regolamento in cui si evinceva la natura squisitamente democratica e partecipativa di tali Comitati, i quali dovevano essere eletti mediante regolari elezioni di quartiere; soprattutto vi erano vincoli alle candidature: non era consentito candidarsi a tutti i membri del Consiglio comunale, ai membri della Giunta, ai membri dei Consigli di amministrazione ed ai revisori dei conti delle società partecipate, ai segretari dei partiti politici e naturalmente al Sindaco. Oltre a tutti coloro la cui candidatura era vietata dalle norme di ineleggibilità e incompatibilità previste dalla legge per i Consiglieri comunali. Come per tutte le elezioni che si rispettino era previsto anche un quorum minimo del 15% degli aventi diritto, questo non solo per dare ulteriore legittimità alla consultazione elettorale, ma anche per poter evitare un associazionismo che privilegiasse interessi personali.

Le prime elezioni svoltesi nell’inverno del 2010 non furono sicuramente un successo, sarebbe da ipocriti negarlo; infatti solamente il quartiere di Castel Cerreto–Battaglie riuscì ad eleggere un proprio Comitato, mentre negli altri quartieri spesso non si riuscì nemmeno a raggiungere il numero minimo di 11 candidati. Ma è noto che ogniqualvolta ci si trovi di fronte a nuovi progetti, c’è sempre un prezzo da pagare. E sicuramente la disaffezione alle questioni politiche, la poca conoscenza del progetto e, forse, qualche perplessità dovuta alla novità della proposta, hanno giocato contro tale iniziativa. Ma bisogna sottolineare che i “Gruppi promotori” hanno continuato il loro lavoro di raccordo con l’Amministrazione comunale e anzi, ne è sorto uno nuovo che segue con attenzione le note vicende di piazza Paolo VI!

Detto questo voi, cari lettori, penserete: “E allora?”. E allora succede che, come spesso accade in politica, la nuova Giunta pensa bene di mettere mano a tale regolamento; ma anche qui c’è un antefatto non indifferente: durante la campagna elettorale della scorsa primavera, non si può di certo dire che il prof. Pezzoni avesse le idee chiare in proposito… Inizialmente, durante gli incontri pubblici nel quartiere Geromina e in quello di Castel Cerreto–Battaglie, afferma di voler sopprimere i Comitati di quartiere, ritenendoli inutili. Negli incontri precedenti al ballottaggio invece, rivede la sua posizione, dicendo che li manterrà dando “un’aggiustatina al regolamento”, smentendo quanto dichiarato poche settimane prima. Viene eletto e per circa quattro mesi non si sa più nulla sul futuro dei Comitati, i quali continuano comunque la loro attività sul territorio.

Finalmente nei primi giorni di dicembre il nuovo regolamento è pronto! Ma le sorprese non sono finite… Quella “aggiustatina” di cui parlava il prof. Pezzoni è uno stravolgimento totale del precedente regolamento: si è passati da 23 a 12 articoli, ma quello che più stupisce (per non dire sconvolge) è che i Comitati di quartiere vengono totalmente snaturati delle loro caratteristiche. Innanzi tutto divengono “organismi di partecipazione”, e fin qui nulla di trascendentale; lo stupore inizia quando si legge che per costituire tali “organismi” non sono più necessarie le elezioni, ma è sufficiente che 11 cittadini residenti nel quartiere si riuniscano senza finalità di lucro iscrivendosi all’Albo delle associazioni. Non vi è più traccia dei vincoli di eleggibilità, per cui chiunque potrà farvi parte, anche se membro dell’attuale Consiglio comunale, persino se soggetto a pena detentiva; paradossalmente un assessore potrà formare il “suo” Comitato di quartiere! Per cui gli assessori Mangano e Imeri, residenti entrambi nel quartiere Geromina, potrebbero una mattina svegliarsi e decidere, insieme ad altre 9 persone, di creare il Comitato di quartiere della Geromina. Fatto alquanto curioso, ma la curiosità non finisce qui perché non vi sono vincoli di numero dei Comitati in uno stesso quartiere! Per cui, oltre all’ipotetico Comitato di Mangano e Imeri, potrebbe esserci un secondo Comitato nato su iniziativa del sottoscritto, residente nel medesimo quartiere! Non solo, se domattina il sig. Tizio svegliandosi avrà la stessa idea e troverà altre 10 persone che la pensano come lui, potrà iscrivere all’Albo delle associazioni un altro Comitato di Quartiere, e via di questo passo… Scusate tanto, ma sembra proprio una situazione fantozziana! Perché, a ben pensarci, una famiglia particolarmente numerosa potrebbe autocostituirsi come Comitato di quartiere, una volta espletata l’iscrizione all’Albo delle associazioni. Anche il Sindaco in teoria potrebbe formare un proprio Comitato! Non il prof. Pezzoni però, visto che risiede nel Comune di Pagazzano…

Insomma, quella ”aggiustatina” che, secondo quanto dichiarato dall’attuale Giunta, avrebbe dovuto semplificare le cose, paradossalmente le ha complicate ulteriormente, creando il caos totale! È vero che da una prima, superficiale, lettura l’aver eliminato certi vincoli e l’aver legittimato l’associazionismo spontaneo, ha dato una parvenza di democrazia, ma è rimasta una parvenza. Perché anche la democrazia più liberale deve avere delle regole chiare; regole che servono per dare la possibilità a qualsiasi organo di essere legittimato dalla volontà popolare, e non da quella di pochi “fortunati eletti” da chissà chi. Questo regolamento favorisce il caos, dà il la alla nascita di “piccoli parlamentini” ad immagine e somiglianza di pochi, con la possibilità di essere sfruttati ad uso e consumi degli stessi per i propri interessi personali.

Se questa è democrazia, giudicate voi…

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