Quando i Lombardi erano usurai

In tempo di crisi solo pochi coraggiosi hanno l’ardire di continuare a combattere per ciò che ritengono giusto. Come abbiamo visto la difficoltà di sostenere la Patria anche in questo momento difficile ha fatto emergere due fazioni nella classe politica: quelli che non si arrendono, da una parte, e quelli che fuggono, voltando le spalle, dall’altra.

La Lega Nord è nella seconda categoria. Proclama ed esige la nascita di un nuovo Stato formato solo da padani. Gente brava, buona, saggia e onesta per tradizione.

Si è visto negli ultimi anni un morboso attaccamento al “passato lombardo” da parte di questo partito che, non a caso, ha sullo stemma Alberto da Giussano: un personaggio leggendario del XII secolo.

Penso però che in pochi leghisti sappiano che attorno al 1348 Boccaccio mise in bocca a ser Ciappelletto (un personaggio della prima novella del Decameron) le seguenti parole:

…questi lombardi cani, li quali a chiesa non sono voluti ricevere…

senza stare a parafrasare, basti sapere che sono parole molto pesanti rivolte ai lombardi, avidissimi usurai (meglio non esserne orgogliosi…).

Il concetto di “strozzino” fu associato a questa gente attorno al XII secolo (sì, il secolo di Alberto da Giussano) dato che alcune famiglie del nord Italia (le popolazioni padane venivano generalizzate chiamandole “lombarde”), approfittando della posizione delle proprie città lungo le strade centrali nel trasporto di merci, iniziarono intense attività di traffico di denaro, che spesso si trasformava in prestiti ad usura.

Un cronista della prima metà del XIII sec., Matteo da Parigi, scriveva dei Lombardi che

sono furboni, traditori e impostori; divorano non solo gli uomini e gli animali domestici, ma anche mulini, castelli, terre, prati, macchie e boschi, tengono in una mano il foglio di carta e nell’altra la penna, con cui pelano la gente degli argenti e degli averi e li divorano come lupi bastardi che ingrassano sui bisogni altrui, e riempiono le borse.

Ho voluto scrivere questa piccola nota perché mi è sembrato opportuno tentare di spiegare, a un partito così radicato nel suo passato, che nessun popolo è talmente privo di colpa da potersi ritenere il migliore. Forse è meglio che non esista uno stato padano, ora più che mai abbiamo bisogno di essere uniti in Italia, la patria di tutti. Smettiamola di cercare la “razza eletta”, non esiste.

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