A che gioco giochiamo?

Quando la crisi favorisce la spesa (e le casse dello Stato).
Proprio come nel terzo mondo con le lotterie, per inseguire la ricchezza si diventa ad ogni giocata po’ più poveri.

Ormai si può giocare continuamente. Da casa con il computer, al bar, al centro commerciale, in tabaccheria e ora anche in case da gioco dedicate. Per il gioco non sembra esserci crisi. Anche a Treviglio assistiamo a un proliferare di occasioni e di strutture all’uopo. Come non essere preoccupati? Quando una comunità deve interrogarsi sul fenomeno del gioco? Quando vedremo le statistiche dei servizi sociali che evidenzieranno un aumento dei disturbi legati al gioco compulsivo? (da FamigliaCristiana.it: Quando il gioco è una malattia)

E’ vero è molto difficile intervenire perché il settore delle news slot, la sua disciplina, le modalità e i limiti di esercizio non sono di competenza comunale. Però qualcosa si può (e si deve) fare. Sono parecchi i comuni che hanno deliberato regolamenti restrittivi in proposito: Brescia, Pesaro, Padova, Prato, Pisa, Modena e qui vicino a noi Fontanella.

Innanzitutto è possibile portare il problema all’attenzione del Consiglio per le autonomie locali (Cal) per verificare le competenze normative in materia da parte della Regione. Istituire poi un tavolo permanente di monitoraggio con il Prefetto, vista la competenza statale in materia.

E infine promulgare un apposito regolamento che contenga una serie di restrizioni. Queste possono essere: le nuove sale non devono trovarsi “nell’arco di 500-800 metri da scuole primarie e secondarie, impianti sportivi, chiese e centri parrocchiali, nonché luoghi di ricovero”. Inoltre “sia per sale giochi che per locali con videopoker devono essere garantiti parcheggi privati e rispetto delle normativa sulle barriere architettoniche, infine si può limitare l’orario di apertura al periodo di non apertura scolastica con chiusure la sera presto”.

Ovviamente, unitamente a queste azioni è da prevedere una serie di azioni di sensibilizzazione degli utenti e dei gestori approfondendo il tema delle patologie da gioco.

Ma bisogna fare presto perché un eventuale regolamento varrà per le nuove aperture, per quel che già c’è si dovrà puntare sull’educazione e la sensibilizzazione.

Ma Treviglio ce l’ha un regolamento?

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Dall’articolo citato:
1. Quando il gioco è una malattia. L’allarme del Censis: il 7% dei giocatori italiani è “a rischio”, mentre i patologici sono il 2%, ma si sale al 12% tra i giovani. Il disturbo riconosciuto dall’Oms.
2. «I giochi andrebbero rimessi al loro posto. Tutti i governi dal ’90 a oggi, indipendentemente dall’appartenenza politica, hanno incentivato il gioco d’azzardo. E’ ora che si cominci a prendere qualche provvedimento, riducendo l’offerta e le possibilità di accesso. Troppe persone e troppe famiglie stanno pagando il prezzo di questa realtà».
U. Caroni (Responsabile progetto di recupero dipendenze da gioco)

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