Perplessità sulla struttura socio–sanitaria alla Geromina

Nei giorni scorsi la stampa locale ha dato risalto all’iniziativa, ad opera di privati, inerente la realizzazione di una struttura socio–sanitaria in località Geromina.

L’iniziativa, encomiabile nello spirito, suscita, negli abitanti del nostro quartiere, qualche dubbio e perplessità, sia nella procedura che nella sostanza.

Ad ormai avvenuta approvazione, sorprende, viste le dimensioni e la rilevanza (pare addirittura sovaregionale) dell’opera, l’assoluta mancanza interlocutoria con la città, con i suoi abitanti, con le associazioni di volontariato, sia da parte dell’Amministrazione comunale che dei proponenti.

Sorprende anche l’iter di valutazione amministrativa dell’opera, avvenuto in tempi che, definire rapidi risulta imbarazzante: progetto presentato il 12.09.2012, delibera comunale (di Giunta) di approvazione del progetto e della convenzione in data 26.09.2012, sottoscrizione della convenzione in data 23.11.12!

Si tratterà solo di particolare efficienza istruttoria degli uffici competenti?

Eppure i pareri degli uffici istruttori, particolarmente il settore Servizi sociali, non erano così favorevoli.

Queste invece alcune perplessità.

Il progetto approvato prevede il raddoppio delle possibilità edificatorie originariamente previste nel PGT. È vero che la modifica degli indici è consentita ma, secondo le norme, solo “in relazione a necessità funzionali ed a un coerente rapporto del contesto edilizio–ambientale”.

Il “coerente rapporto con il contesto edilizio–ambientale” non risulta verificato, visto che il progetto, unica eccezione nella storia edilizia trevigliese, non è neppure passato per la Commissione paesaggio e, rispetto alle necessità funzionali, se sussistono, gradiremmo conoscerle.

Le dimensioni della struttura sono definite dal settore Servizi sociali, “enormi”. È prevista la costruzione di circa 50.000 metri cubi fuori terra cioè, tanto per farsi un’idea, pari a due volte l’ipercriticato “mostro” edilizio sorto in viale De Gasperi, al posto delle autolinee SAI.

Un terzo circa dell’area, proprio sul margine della “costa” del terrazzo morfologico, è classificato, nella “Carta della fattibilità geologica” cioè lo studio comunale che stabilisce, in relazione al grado di pericolosità, l’idoneità alla edificazione delle aree, zona “4D”, cioè “zone geomorfologicamente attive, caratterizzate da aree in pendenza a morfologia terrazzata e soggette a processi geomorfologici attivi da parte di acque superficiali. Dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione e alla messa in sicurezza dei siti non altrimenti localizzabili”.

Ci si chiede: è opportuno costruire, in un’area così classificata, una struttura socio–sanitaria di queste dimensioni?

È opportuno “modificare” la classificazione geologica sopra riportata al fine di consentirne l’edificazione?

Le strade di accesso all’area presentano già adesso un percorso tortuoso, provenendo obbligatoriamente o da via Guardazocca o, peggio, da via Geromina, attraverso una strettoia tra due edifici dove non sempre è possibile il doppio senso di marcia. Non osiamo immaginarci cosa avverrebbe in una situazione di pericolo: l’accessibilità dei mezzi di soccorso, sia per raggiungere la struttura che per eventualmente evacuarla, sarebbe estremamente difficoltosa.

Gli oneri di urbanizzazione. Per la realizzazione di questa struttura non saranno corrisposti al Comune né oneri di urbanizzazione nè altri contributi concessori. Tuttavia essa non è asservita all’uso pubblico e non possiede, attualmente, i requisiti indispensabili per godere del regime di esonero totale.

Gli oneri in questione, se dovuti, ammonterebbero a circa 2,2–2,5 milioni di Euro: una cifra notevole che forse avrebbe reso opportuno richiedere almeno un parere legale. La realizzazione di opere di urbanizzazione (non precisate e soprattutto non quantificate e neppure garantite da idonea fidejussione) e neppure il contributo di 25.000 Euro l’anno per 10 anni al Comune possono compensare un simile divario.

A noi pare ben chiaro che la struttura socio–sanitaria prevista alla Geromina è privata e l’accreditamento di questi tempi, anche in Lombardia, non così scontato.

La società proponente riserverà ai cittadini trevigliesi la precedenza e applicherà ai soli servizi ambulatoriali una riduzione della tariffa ordinaria del 10% (bonus peraltro già applicato anche in altre strutture locali che non hanno avuto alcun tipo di agevolazione comunale).

Forse queste ed altre perplessità avrebbero potuto trovare esaustive spiegazioni se l’opera proposta avesse seguito un “normale” iter di dialogo con la città e con i suoi abitanti, se gli amministratori ed proponenti, ascoltandone direttamente i bisogni, le necessità e le esigenze si fossero confrontati sulla proposta.

Forse sarebbe stato più facile, anche per noi semplici cittadini, comprendere le necessità “imprenditoriali” che meritano, particolarmente nel momento di difficoltà che oggi tutti viviamo, la dovuta attenzione, ma che non possono prescindere dal rispetto delle regole del dialogo e del confronto su un patrimonio, il nostro territorio, che non è di “qualcuno” ma che è di tutti.

Ringraziando per la sempre cortese ospitalità,

Comitato di Quartiere Geromina

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