Presidente, come si può finire in una borsa?

scarpe-rosseLa violenza di genere, il femminicidio, il loro rapporto con i media e la comunicazione. Di tutto questo si è discusso nel convegno Immagine e potere promosso dalla CGIL il 15 luglio scorso alla Camera del Lavoro di Milano.

E come anche gli enti locali possono fare la loro parte.

Il titolo riprende le parole rivolte alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, dalla madre di Fabiana Luzzi, bruciata viva dal suo fidanzato pochi mesi fa. Parole che aprono l’intervento della Presidente della Camera, presente al convegno, che ci ricorda come dall’inizio dell’anno a oggi “sono più di sessanta le donne uccise da parenti, amici, conviventi. Una strage che prosegue inesorabile e metodica. Dal 2000 al 2011 su 7.000 donne uccise ci sono stati 2.061 femminicidi, 1.459 in famiglia. Donne uccise in quanto donne”. Dietro ogni atto violento la stessa logica: “Non sei libera: sei mia”.

Come uscirne? Come stiamo facendo oggi — prosegue la presidente — nel dialogo; nessuna norma ha senso senza un cambiamento culturale. Persino l’Accademia della Crusca si è espressa a favore della parola femminicidio, neologismo che esprime una nuova consapevolezza, profondi motivi di una cultura dura a morire”.

Sul piano istituzionale rammenta la Conferenza di Istambul del 2011 (che affronta e definisce tutta la materia riguardante la violenza sulle donne, ratificata dalla Camera soltanto nel maggio di quest’anno) di cui si aspettano i decreti attuativi. Nelle regole europee troviamo tutto, esiste una risoluzione approvata dal Parlamento Europeo sulla pubblicità e codici di condotta che proibiscano la discriminazione di genere.

“La deformazione pubblicitaria è tutta italiana, in altre aree d’Europa non è così. La soluzione non si troverà finché saranno solo le donne a discuterne. Questo riprende in primo luogo gli uomini. È un ostacolo alla complessa maturazione della società”.

“Bisogna sollecitare il Parlamento — conclude l’onorevole — a fare un’unica legge condivisa, ora ci sono due proposte alle Camere: una sulla pubblicità offensiva per le donne, una sulla pubblicità ingannevole”.

Ed anche gli enti locali possono fare la loro: si sono sottolineati i regolamenti comunali di Rimini e Milano che introducono nuove regole, non sessiste, per le affissioni pubblicitarie di loro competenza, e la legge del 2009 della Regione Toscana sulla cittadinanza di genere.

“Lo dobbiamo a Fabiana e a tutti noi “, termina l’onorevole Boldrini.

Gli altri interventi in estrema sintesi.

G. Corbelli (delegata RAI). Ci comunica che la Rai ha disdetto la trasmissione di Miss Italia perché non in linea con il progetto editoriale dell’Azienda. Evidenzia come la televisione deve contribuire ad una più completa e realistica rappresentazione delle donne nella società e nella famiglia.

Nadia Rossi (assessore alle politiche di genere di Rimini). Ci informa che il Comune di Rimini ha sottoscritto un protocollo d’intesa sulla responsabilità della pubblicità cui hanno aderito parecchi enti e partecipate. “Basta all’uso sbagliato dei corpi, in un territorio che sconta molti stereotipi”.

Francesca Garisto (avvocato, si occupa di violenza domestica). Rammenta Il costo sociale della violenza sulle donne, che si ammalano, che perdono il lavoro e le relazioni, fino al suicidio, che non riescono ad avere figli. Alcuni dati: la violenza sulle donne rappresenta la terza causa di morte dopo il cancro e gli incidenti stradali. Per quanto riguarda Milano nel 2012: su 1.545 iscrizioni a registro per l’art. 562 (maltrattamenti in famiglia) ci sono state ben 1.032 archiviazioni.

Donatella Martini (presidente di DonneInQuota). Lavora sul tema della pubblicità sessista dal 2008, anno della risoluzione europea, ignorata perché non è una direttiva. L’assenza di norme è deleteria. Esiste un organo privato di autocontrollo che si occupa di pubblicità sessista.

Laura Asnaghi (giornalista di Repubblica). Si occupa di moda. “La pubblicità è un concentrato di volgarità tutto sulla pelle delle donne —afferma. — Qualcosa cambia quando ai vertici delle case di moda ci sono delle donne. È necessaria un’alleanza ad ampio raggio tra cui le donne stiliste”.

Massimo Guastini (pubblicitario, è uno dei promotori del manifesto deontologico per una pubblicità sostenibile 2013). Cita la scultura di Canova Eros e Psiche: il problema non è il nudo in sé ma staccarlo da psiche, dall’intelligenza, dalla creatività. Solo allora nascono i problemi.

Esiste una connessione tra comunicazione e violenza di genere? Limitarsi alla pubblicità sembra poco utile: è tutto il sistema dei media da monitorare.

Pierfrancesco Maiorino (Assessore alle politiche sociali del Comune di Milano) rileva come sia importante la responsabilità sociale, il lavoro di rete. Le città possono far inversione ma da sole non possono cambiare la cultura.

Carolina Pellegrini (Consigliere regionale alle Pari opportunità) ricorda come le pari opportunità sono normate dal codice del 2006. Vi è l’obbligo di denuncia per i reati di discriminazione sessuale sui luoghi di lavoro. Ricorda inoltre come Il lavoro delle donne fa aumentare il PIL per cui mai come oggi le politiche di genere servono. Soprattutto servizi. Da noi c’è più divario tra maschi e femmine, lo dimostra il rapporto del Global Gender GAP: siamo in fondo alle classifiche.

La violenza è una conseguenza drammatica del mondo in cui questa donna vive.

Susanna Camusso (Segretario generale CGIL): “È la dimensione che ha reso il tema di attualità, non il termine femminicidio. È un problema di relazione tra uomini e donne”. La Segretaria prosegue dicendo che ci vorrebbero un po’ di sentenze, e come sarebbe importante riconoscere i centri antiviolenza e inserirli nei LEA: non solo volontariato quindi ma anche pronto soccorso. Non solo logica securitaria ma cultura: la logica securitaria non rompe gli stereotipi. “Le condizioni della donna sono un metro di misura della democrazia — continua. — Se non fossero state una donna e un bambino (il caso della moglie e della figlia del dissidente kazaco, NdR) le avremmo restituite a un dittatore?”.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.