Amianto. Fare soldi sulla pelle della gente

ex-vailataAnche se nessuno dei nostri amministratori ha il coraggio di dirlo, i pianeti si vanno allineando a disegnare una sorte negativa per la città. L’ex cava Vailata prima o poi lascerà il posto alla discarica di amianto che qui tutti temiamo. Ma mentre per noi c’è puzza di colossale fregatura per chissà quanti decenni, per qualcuno l’amianto profuma di denaro.

Questi rigidi e grigiastri ondulati hanno già fatto la fortuna degli imprenditori che li hanno prodotti. Un dettaglio che il mesotelioma pleurico abbia mietuto vittime tra chi lavorava nelle fabbriche e tra gli abitanti delle città vicine. Nella sola zona di Casale Monferrato i morti per esposizione all’amianto sono stati 1800.

Dagli anni Sessanta si sapeva che il manufatto provocava il cancro ma, per ricavare il massimo del profitto, è stato prodotto e venduto fino agli anni Novanta.

Sono sempre imprenditori quelli che hanno guadagnato una seconda volta quando i cittadini hanno dovuto smaltire l’amianto sui tetti delle loro case e sostituirlo con nuove coperture. In questo caso ai cittadini è stato chiesto di versare solo denaro fresco, nessuna vita. Bontà loro.

E altri imprenditori stanno guadagnando ora per la terza volta nella fase di smaltimento. Qui girerà denaro pubblico a camionate e per rifarsi della eccessiva bontà nel secondo passaggio i nostri imprenditori ci chiedono di compromettere il nostro territorio per sempre. Della salute non si sa, tanto passeranno decenni prima che il marcio venga a galla. Come nel caso dell’Eternit: tutto tranquillo e sicuro “fino a prova contraria”. Come nella “terra dei fuochi” tra Napoli e Caserta, dove delinquenti interravano rifiuti tossici recuperati “con sconto” da imprenditori irresponsabili.

Singolare che sia l’associazione degli imprenditori e dei costruttori edili di Bergamo a dire che noi dobbiamo ingoiare il veleno perché così “sarà possibile rispondere alla domanda di smaltimento generale dal territorio lombardo”. Se seguo il flusso dei soldi mi verrebbe da dire invece che solo così è possibile dare l’opportunità ad alcuni imprenditori di ricavare profitto per la terza volta sulla pelle della gente. Non c’è male come vocazione sociale dell’impresa.

Ci sono imprenditori seri e imprenditori che lo sono meno. Questi ultimi vogliono farci digerire l’indigeribile anziché trovare le strade per risolvere dignitosamente un problema che loro stessi hanno creato e per il quale siamo al terzo bonifico sui loro conti correnti. Ma “siamo in Italia”, sembrano volerci dire: chi rompe non paga e può fare soldi anche riclicando i cocci.

Per questi imprenditori le parole di buon senso non hanno credito, come aria tra i capelli passa il fatto che l’amianto sarà a ridosso della stazione ferroviaria e a poche centinaia di metri dal centro storico di Treviglio.

I seri tentativi delle associazioni ambientaliste di appoggiarsi a ragionamenti tecnici sembrano scivolare con l’avvicinarsi dei tempi in cui si tireranno le conclusioni dei carotaggi per valutare la presenza di sostanze inquinanti nel terreno e si faranno le valutazioni finali sulla profondità e sui movimenti della falda; basterà una legge da interpretare, una esigenza collettiva e un buon avvocato per sistemare le cose.

L’amministrazione locale non sembra avere la forza per contrastare a muso duro la società TEAM, proprietaria dell’area, e le decisioni che vanno compiendosi; nonostante sia lampante che contrastino con la difesa del territorio e la salute stessa dei cittadini. L’assurdo poi è che la discarica di amianto farebbe aumentare il valore delle quote SABB (cioè dei Comuni) in TEAM.

Le amministrazioni provinciale e regionale hanno in più occasioni dimostrato quantomeno tentennamenti e non sembrano proprio le istituzioni dalle quali possono arrivare notizie positive considerato, anche che sono stati gli organi tecnici della Regione ad aver dato il via libera all’operazione.

Ma il monocolore PDL–Lega di Comune–Provincia–Regione non doveva assicurarci una via preferenziale per le istanze dei cittadini trevigliesi? Questo ci era stato detto durante le amministrative del 2011.

Allora quella della nostra amministrazione non sarà melina per allungare i tempi e annacquare la portata di una decisione che forse è già stata presa a nostra insaputa? Vedremo.

Tuttavia le strade per impedire che la società TEAM faccia profitto sulle nostre disgrazie non sono tutte bloccate e spero si voglia evitare la strada dell’esasperazione dei cittadini che si ritrovano all’angolo e impotenti.

Dovesse questa vicenda malauguratamente concludersi con il via libera alla discarica di amianto, propongo che il parco destinato a nascere sopra tale schifezza si intitoli “Parco della vergogna”.

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