Emergenza profughi. La parola ad un operatore

profughi-siriaAbbiamo chiesto ad un operatore che lavora nell’ambito dell’accoglienza un commento alla lettera dei 30 Sindaci bergamaschi al Prefetto di Bergamo riportata da Bergamonews il 19 febbraio. Da una conversazione “a ruota libera” sono emersi alcuni dati interessanti che vi proponiamo.

“La lettera è la sintesi dell’ignoranza, cioè del non conoscere le situazioni e del volere far passare i migranti come una minaccia, anziché considerarli vittime di un sistema che li obbliga a fuggire dai loro Paesi.

I dati che questi Sindaci chiedono sono stati più volte dichiarati anche sulla stampa locale.
Ad esempio, dal 21 marzo 2014 al 20 febbraio 2015 sono state accolte in provincia di Bergamo 1.034 persone, tra cui donne e bambini. In 11 diverse strutture in provincia di Bergamo sono attualmente presenti 472 persone, tutti uomini. Sulle 1.034 accolte, 562 hanno già lasciato l’Italia.
L’età media dei profughi presenti nelle diverse strutture è di 25 anni.
I Paese di provenienza con le maggiori presenze sono Gambia, Pakistan, Mali, Senegal e Nigeria. Poi Afghanistan, Burkina Faso, Bangladesh, Ciad, Costa d’Avorio, Ghana, Niger, Guinea, Mauritania, Sierra Leone, Togo, Somalia.

I Comuni coinvolti nell’accoglienza sono Bergamo, San Paolo d’Argon, Sedrina, Urgnano, Casazza, Valbondione (con strutture gestite dalla Caritas diocesana bergamasca), Antegnate, Monasterolo del Castello e Vigano San Martino in strutture gestite dalla cooperativa Rinnovamento.
Oltre ai Comuni, sono coinvolti i diversi ambiti e i diversi vicariati della diocesi.

È stato sottoscritto, lo scorso autunno, un protocollo unico in Italia tra Prefettura, Comuni che accolgono, CGIL–CISL–UIL, INPS, Direzione territoriale del lavoro, Caritas, cooperativa Rinnovamento, Ambito Valcavallina.
Questo protocollo permette alle persone accolte di svolgere attività di volontariato nei Comuni e nelle parrocchie. Stiamo già facendo bellissime esperienze. Tra queste: la pulizia di boschi, parchi, rogge, la pulizia dell’oratorio, l’aiuto al bar dell’oratorio, lo spazzamento neve, la pulizia dei sedimi ferroviari, di piste ciclabili, di alcune strade nei paesi e a Bergamo.
È quindi totalmente falso che i profughi producano risultati devastanti per i territori. Questo protocollo permette invece alle persone accolte di restituire, in minima parte, ciò che ricevono attraverso la nostra accoglienza.

La storia delle malattie è una immensa bugia. I profughi sono visitati all’arrivo nelle strutture di destinazione, sono vaccinati, esaminati da medici ASL. Se servono esami particolari, abbiamo accesso subito agli ospedali. Ad oggi non abbiamo avuto nessun caso con particolare patologia.

Ad oggi non c’è nessun Comune che sta pagando per un solo minorenne; nelle strutture non è presente nessun minore certificato. Nessun Comune ad oggi ha speso 1 euro.

Veniamo alla paura di terroristi… Prima di arrivare nei nostri centri i profughi sono identificati, le foto segnaletiche e le impronte digitali sono prese direttamente in questura a Bergamo.

Le 562 persone che non si sono fermate in provincia di Bergamo erano principalmente famiglie siriane. Sono ripartite verso i Paesi del nord Europa perché tutelano maggiormente i profughi e perché hanno già dei parenti in quei Paesi.
I tempi burocratici per poter andare alla commissione territoriale di Milano per il riconoscimento dello status di rifugiato sono lunghissimi. Abbiamo appuntamenti a marzo 2016 e le persone che stiamo accogliendo in questi giorni, se va bene, andranno a maggio 2016. Potenza della burocrazia italiana!

Dal marzo 2014 ad oggi, quasi tutte le settimane abbiamo accolto persone. Una volta ottenuto il permesso umanitario per un anno, lasciano i nostri centri in cerca di fortuna altrove, ma NON sono clandestini.
Chi ha ricevuto il diniego al riconoscimento dello status di rifugiato sta facendo ricorso presso il tribunale di Milano.
Su una cosa concordo: la preoccupazione che nessun futuro possa esserci per queste persone che rischiano di rimanere nei nostri territori in balia della microcriminalità. In realtà dal primo momento che accogliamo le persone spieghiamo loro la realtà bergamasca e le fatiche che stiamo vivendo.

Non ci sono in bergamasca organizzazioni di volontariato che gestiscono l’accoglienza, ma strutture di professionisti (mediatori linguistici, mediatori culturali, educatori, operatori sociali)  che interagiscono con alcuni volontari, in particolare per l’insegnamento della scuola italiana.
Ci sarebbe molto da dire sull’indotto economico creato nei paesi grazie all’accoglienza. Mi riferisco a personale assunto (cuochi, addetti alle pulizie, sorveglianti, operatori sopra citati), a generi alimentari comprati, a vestiario, medicinali, materiale per l’igiene personale, ecc. Un giro economico non indifferente, visibile a tutti anche perché i bilanci sono depositati alla Camera di commercio e ci sono tutte le pezze giustificative a disposizione della Prefettura.

Nessuno fugge dalle strutture di accoglienza, perché i nostri centri non sono carceri e le forze dell’ordine non sorvegliano le persone: chi lascia il centro lo fa liberamente e sotto i nostri occhi.
Le persone che se ne vanno non stanno fuggendo per chissà quale destino: partono alla luce del sole, alla ricerca di un futuro migliore.

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