Elezioni regionali: riflettere per non sbagliare

963 De LucaIl PD si afferma in 5 regioni su 7 e si conferma la forza politica con la responsabilità di guidare il paese! Ma è solo questo che emerge dalle recenti elezioni regionali?

Purtroppo no. Infatti si registra una crescita attorno al 10% per il partito dei non votanti, degli scontenti della politica tutta e di coloro che non si sentono rappresentati dai candidati in lizza. Questo sarebbe il primo partito. Il più pericoloso ed eversivo che si possa ipotizzare. Ma nessuno ne parla e tutti agiscono per ingrossarne “oggettivamente” le fila: in una tornata elettorale in cui tutti i partecipanti ad eccezione della Lega hanno perso, non si è sentita una sola autocritica, solo posizioni giustificazioniste del proprio operato e del proprio risultato (che NESSUNO chiama sconfitta).

Non ne parla Alfano, anche se Quagliarello, il suo capogruppo in parlamento, visti i risultati dice che o si cambia la legge elettorale appena approvata, oppure è necessario uscire dal governo, pena la scomparsa di NCD; non ne parla Berlusconi gratificato dal risultato in Liguria ottenuto grazie alla Lega ma “massacrato” in tutte le altre regioni; non ne parla Grillo incapace di valutare l’arretramento complessivo del suo movimento seppur mitigato da buoni risultati locali. Purtroppo non fa eccezione neppure il PD. Non una riflessione sul clamoroso insuccesso in Veneto, niente sul rischio di perdere l’Umbria etc. Solo i leader hanno parlato di Liguria ma solo per addossare tutte le responsabilità al duo Cofferati/Civati e di Campania, o meglio di Rosy Bindi e della lista degli impresentabili.

Già, perché in Liguria si sarebbe dovuto parlare del modo in cui si sono svolte le primarie, dell’incapacità di offrire agli elettori un bilancio della passata legislatura e un programma per la prossima convincenti, del fatto che chi ha affossato la candidata Paita non è stato il 5% andato ai civatiani (il rimanente 5% è di SEL che proprio i dirigenti PD avevano escluso alle primarie) ma sono stati tutti quelli che hanno deciso di non votare. Non può sfuggire il fatto che in Veneto la Lega ha subito una scissione ben più pesante da parte di Tosi ma non ha perso. Si sarebbe dovuto dire, in conclusione, che il progetto su cui si è costruita la candidatura Paita è stato elaborato in pieno periodo di “patto del Nazzareno” e prevedeva una collaborazione post elettorale tra gli eredi di Burlando e quelli di Scaiola. E così non si costruisce l’unità a sinistra!

Già, perché in Campania si sarebbe dovuto analizzare a fondo il voto per capire da dove sono arrivati i voti per De Luca determinanti per il sorpasso (sono arrivati da coloro che hanno fatto cadere il governo Prodi e che nelle precedenti regionali hanno votato Caldoro), bisognerebbe tentare di capire quanto sia stato utile candidare De Luca nonostante la Severino e quanto questo sia spiegabile e condiviso dai militanti e simpatizzanti del PD. Certo meglio De Luca di Caldoro ma il metodo non è quello che dovrebbe contrassegnare la politica dei partiti di sinistra.

E poi il Veneto che penso sia utile studiare per capire come comportarsi alle prossime elezioni comunali: una sconfitta cocente per il centro sinistra. Le cause? Zaia, un candidato uscente con un buon appeal (come è oggi a Treviglio), una Forza Italia divisa (come a Treviglio), un PD pago dei risultati conseguiti alle elezioni europee (come a Treviglio) e una candidata attenta a cercare consenso al centro e incapace di animare le giuste esigenze di coloro che la lunga crisi ha reso sempre più incapienti e senza prospettive. Anche se queste similitudini sono grossolane e approssimative, danno comunque il segno del pericolo cui andiamo incontro se il centro sinistra non saprà esprimere un programma innovativo e credibile, aperto a tutti ma permeato di valori identificativi e, a garanzia di questo, un candidato capace di raccogliere l’adesione e il sostegno della cittadinanza. Sarà utile che le forze politiche locali ci pensino per tempo.

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