Una bugia tira l’altra. Come le ciliegie

Beppe Pezzoni deve esserne ghiotto, perché ne assapora una via l’altra.

Tutta colpa del fatto che continua a stare in cattedra senza averne titolo, ma dispensando comunque voti e giudizi.

Uno dei tanti, sempre velenosi, su di me è questo. Oltre a non essere competente, bontà sua, sarei anche inattendibile e sostanzialmente bugiarda per avergli ricordato, nel Consiglio del 24 novembre, che si era impegnato a dimettersi il 25 novembre, dopo la Giunta e la delibera sugli assestamenti di bilancio.

Per smentirmi e prendere le solite vendettine cui ci ha abituato, la sera successiva (il Consiglio si è svolto in due giorni) ha aperto il Consiglio comunale facendo ascoltare la registrazione della conferenza stampa dell’8 ottobre per dimostrare che la data del 25 novembre me l’ero inventata io, e con me tutta la stampa, dall’Ansa al Corriere, che l’ha riportata.

Si è portato il computerino personale, lo ha avvicinato al microfono e, tra la soddisfazione dei suoi supporter – le cui stille salivari di felicità mi hanno innaffiato il collo almeno per dieci minuti – ha mandato in onda quella parte del suo monologo in conferenza stampa in cui parlava  – l’8 ottobre – di dimissioni “a fine novembre”, dopo il Consiglio sugli assestamenti e la successiva Giunta. Per concludere, con il sorrisino tirato e soddisfatto che in questi due ultimi mesi abbiamo spesso conosciuto: mai parlato di giorno 25. Ergo, chi lo afferma racconta balle.

Poi ha spento. Se avesse lasciato acceso si sarebbe sentita la sua risposta a una precisa domanda dei giornalisti. Questa: ”Quindi dal 25 dà le dimissioni, finita la Giunta?” Risposta: “Magari qualche ora dopo. Il 25 novembre è il mio compleanno, quindi la data è significativa”.

Tel chì, il furbetto. Non gli basta fare. Deve strafare. Non gli basta aver annunciato dimissioni che, come le gravidanze, durano nove mesi. Non gli basta inventarsi motivi su motivi per dilazionare un atto dovuto. Deve sempre e comunque prevalere su tutto e su tutti, banalizzare e dileggiare le prese di posizione altrui. Mai una ammissione. Mai una concessione. Questa non è fermezza e neanche sicurezza. È arroganza. E da che pulpito!

Perché vi ho raccontato questa che a voi potrebbe sembrare (ma non lo è) una banalità? Per due motivi.

Il primo è perché mi hanno insegnato che sono le piccole cose quelle che illuminano sulla natura profonda di una persona.

Il secondo è che nello streaming e nel verbale del Consiglio comunale ci sono, a futura memoria, le affermazioni di Pezzoni sulla mia (s)correttezza e si ascolta la sola parte della registrazione che assevera le sue parole. Non ci sono quelle che le smentiscono.

Qualcosa, da qualche parte, andava lasciato scritto. L’ho fatto. A futura memoria.

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