Il bullismo dei genitori

Ebbene sì, siamo arrivati anche a questo. Dopo il bullismo di bambini e adolescenti, con relativi studi su vittime e carnefici e sulle ragioni di entrambi (il relativismo spopola…) stiamo oggi assistendo al nuovo fenomeno del bullismo dei genitori. Complici i social network, in cui si trovano a conversare i genitori di bambini e adolescenti in età scolare, si sono registrati numerosi casi di atti di bullismo da parte di genitori a danno di docenti, dirigenti e in generale rappresentanti del sistema scolastico educativo.

Recentemente lo spinoso argomento è stato trattato anche da Radio3 ed è stato intervistato il preside di una scuola media italiana che, esasperato dalle continue lamentele dei genitori, organizzati in agguerriti gruppi WhatsApp e che rendevano impossibile il lavoro scolastico, ha indetto un corso di comunicazione scuola–genitori.

Ma quali sono le cause e le modalità di questo fenomeno? Da un primo esame dei fatti sembra che il non dover parlare di persona, la tutela garantita dal messaggio mandato da distanza e la sicurezza data dal gruppo, seppur virtuale, stimolino il branco di genitori a sentirsi forte e legittimato a farsi avanti, anche per futili o errati motivi. Chiaramente non c’è nulla di male nell’avanzare richieste ragionevoli alla dirigenza scolastica, ma ultimamente si rasenta l’assurdo. Viene richiesto l’allontanamento di docenti in base a una frase infelice riportata dai bambini, viene completamente sminuita l’importanza del docente in quanto detentore di una conoscenza e di una serie di valori, viene ovviamente dimenticato tutto quello che di esasperante e antipatico fanno i piccoli allievi e viene data loro ragione in tutto e per tutto.

E Treviglio in questo bailamme non fa eccezione: è di pochi giorni fa la notizia della denuncia di un gruppo (anonimo) di genitori di alunni/e della scuola Rodari, secondo i quali il menu proposto dal servizio catering della mensa sarebbe sbagliato, troppo economico e soprattutto sgradito ai bambini, con conseguente disdicevole spreco di cibo e soldi. Questa la denuncia dei genitori.

Il menu incriminato riporta in realtà piatti ottimi, ricchi di legumi — quindi di proteine, — pesce e verdure. Non sarà forse che i bambini, viziati in casa e abituati a cibo molto meno sano, non vogliano mangiarlo e si presentino all’ora di uscita da scuola affamati e lamentosi? E che i premurosi genitori siano scocciati dal dover nutrire i figli viziati e ben pasciuti quando invece avrebbero voluto ritirarli sazi e possibilmente tranquilli? Mi piacerebbe sapere quanti di questi genitori tuttologi si siano preoccupati di approfondire l’apporto nutrizionale dei piatti proposti (cosa peraltro obbligatoria per la ditta di catering) e quanti di loro siano anche propensi a mettere a tacere le lamentele dei figli a tavola con hamburger di fast food, pizza, patatine e bevande gassate. Questo cibo, sì che è gradito!

Dov’è finito il tradizionale rispetto per il cibo, le tanto sentite frasi delle mamme: “O mangi quello che c’è, o niente!” oppure “ Ci sono bambini che non hanno neanche da mangiare!”?

È mai possibile che in una situazione di benessere come la nostra, si arrivi a criticare un servizio mensa a prezzo calmierato e che propone piatti studiati e bilanciati degni di un ristorante?

Ecco la soluzione dunque: rimandiamo a scuola e in mensa i genitori e ricordiamo loro che trent’anni fa:

  • si mangiava tutto quello che c’era nel piatto
  • si rispettavano i docenti
  • ci si alzava quando entrava il/la preside
  • andare a scuola era un’opportunità
  • si esponevano le proprie ragioni di persona
  • i genitori erano rispettati perché agivano nell’interesse della prole, non ai suoi capricci.

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