Foro boario (pen)ultimo atto

Dopo tanta attesa il nuovo progetto del Brico su Foro Boario è arrivato negli uffici comunali. Tra le condizioni dettate da Ossidiana al Sindaco, pena una richiesta di risarcimento danni tale da mettere KO il bilancio comunale, c’era l’immediato avvio della procedura di variante al PGT.

Così è stato. La variante per far diventare l’area di Foro Boario quello che prima non era, è stata avviata: da prevalentemente residenziale (com’era prima) dovrà essere trasformata in commerciale.

Triste epilogo — ma non così scontato — per un’area da sempre pubblica, che il Piano di Governo del Territorio aveva classificato strategica tra i servizi comunali per la presenza delle scuole e per una sua trasformazione in funzione di un riassetto generale del quartiere Est.

La variante, però, stavolta dovrà passare in Consiglio comunale. Proprio come sentenziato dal TAR di Brescia e come chiedevano il comitato quartiere Est e cittadini vari… o quasi.

In attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato, al quale è ricorsa l’Amministrazione comunale contro la sentenza del TAR che ha giudicato il suo operato affetto da “grave incompetenza”, resta ancora qualcosa da dire sull’argomento.

  1. Ossidiana — che non ha ancora perfezionato l’acquisto dell’area — presenta un nuovo progetto che potrà essere accolto solo con una variante al PGT. Una variante “ad personam”, fatta solo per Ossidiana. E tutti gli altri? Per gli altri evidentemente nisba perché, come è a verbale del Consiglio comunale, le regole sono le regole, e le regole sono per tutti e non si cambiano per uno o per l’altro. “Non dobbiamo dire: “Questo sì, questo no”. Sono parole sacrosante, pronunciate dal capogruppo leghista in Consiglio comunale il 29 novembre 2016 a proposito di un altro piano attuativo — egualmente  “in variante al PGT” — proposto da un privato cittadino, e respinto dal Consiglio comunale, perché “sfuggirebbe di mano il controllo e l’edificabilità e la gestione del territorio”.  Due pesi e due misure.
  2. Poco trasparente è la procedura: il Comune prima vende un’area con una destinazione urbanistica (il che ha determinato il valore di vendita ); un privato se la compera e poi, siccome la destinazione urbanistica gli va stretta e non gli permette di fare quel che vuole, chiede al Comune di cambiargliela… Normale? Mica tanto ma, per incassare il saldo (1,5 milioni di euro), per Ossidiana evidentemente si può fare… E tutti gli altri? Anche qui nisba, perché le regole sono le regole, e “sfuggirebbe di mano il controllo e l’edificabilità e la gestione del territorio”, ecc. ecc. Due pesi e due misure.
  3. Il PGT prevede per quell’area la cessione, all’uso pubblico, di mq. 5.340 di aree per servizi (verde e parcheggi) per la riqualificazione del quartiere. Ma Ossidiana propone di monetizzare il verde (cioè di pagare per non farlo) e aggiunge, oltre al Brico e al megaristorante, un distributore di carburante che, anche se del tipo verde, è certamente meno salutare del verde dei giardinetti. Ossidiana forse non si preoccupa molto del traffico e dell’inquinamento nel quartiere, ma cosa ne penseranno gli abitanti e l’Amministrazione? La riqualificazione del quartiere, le code su viale Piave, il pm10, il CO2, le domeniche ecologiche, ecc.? Forse non tutti saranno d’accordo ma… e i soldi per la nuova fiera? E allora ancora nisba, “avevamo nel programma di vendere Foro boario” e il programma, come le regole, si rispetta. Le regole sono le regole, ecc. ecc.
  4. E il TAR e il Consiglio di Stato? E i soldi — i nostri soldi — spesi per fornire garanzie a Ossidiana sulle somme già introitate (2,8 milioni) e già spese, e per le parcelle degli avvocati impegnati nella diatriba legale del Comune contro il Comitato di quartiere e i cittadini?

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