Seppelliti i Comitati di Quartieri

Mi sono letta con attenzione le modifiche al regolamento proposte dal sindaco Pezzoni, ho seguito negli scorsi cinque anni la nascita dei Comitati di quartiere, ma non è questa la sede per raccontarne la genesi. E allora eccovi le mie considerazioni.

I Comitati continuano ad esistere o meglio continua ad esistere il Comitato di quartiere Cerreto–Battaglie, basta che si iscriva all’albo delle associazioni del Comune. Altri Comitati che intendano costituirsi devono avere 11 persone che decidano di creare un “Comitato”, scelgano una “qualsivoglia forma giuridica” purché prevista dal Codice civile e si iscrivano all’Albo delle associazioni.

Insomma una associazione, diciamolo pure, “vincolata” ad un regolamento pure approvato dal Consiglio comunale. Ma vi rendete conto! Un Consiglio comunale che impone, nella sostanza, ad una associazione, finalità, obiettivi e funzioni. Impone il principio di “reciproca collaborazione”. Del vecchio regolamento non resta quasi nulla, o meglio, restano quasi tutti i doveri: obiettivi e finalità, obbligo di convocazione di almeno 2 assemblee pubbliche di quartiere all’anno, obbligo di convocazione di assemblea pubblica anche su proposta del Sindaco. Dei diritti neanche l’ombra! Per correttezza di informazione devo dire che restano invariati i mezzi dell’Amministrazione comunale a disposizione dei Comitati, ma nei contenuti nulla di più e nulla di meno di quanto non si conceda ad ogni altra associazione attivamente operante nel territorio di Treviglio.

Insomma, come dire: io, Sindaco, ho bisogno di incontrare i cittadini del quartiere e tu, Comitato, mi organizzi l’assemblea. Certamente il Comune stampa manifesti e volantini, ma tu, Comitato, mi curi il porta a porta della distribuzione e diffondi l’iniziativa, etc. Del resto rientra nei doveri previsti per Regolamento.

Tolto ogni riferimento a verbalizzazioni e comunicazioni al Sindaco, tolta la possibilità di avere alle riunioni sempre presente un delegato del Sindaco, tolta insomma la norma che consente di tenere la storia del quartiere e storicizzare quanto realizzato e proposto.

E mi vengono spontanee un paio di domande: “Perché mai alcuni cittadini dovrebbero imbarcarsi nella costituzione di una nuova associazione che si chiama “Comitato di quartiere”, senza essere liberi di deciderne finalità ed obiettivi?”. “Ma in quale film una qualsivoglia associazione deve essere vincolata ad organizzare almeno due assemblee pubbliche all’anno e magari anche su proposta del Sindaco?”. A me risulta che le associazioni convochino in assemblea i loro soci, ma non siano tenute ad organizzare assemblee pubbliche.

Ma come faranno mai 11 cittadini, diciamo pure 11 amici/conoscenti che decidono di costituire un Comitato a “rappresentare le esigenze delle rispettive comunità di area”? Be’, io dico che al massimo rappresentano le loro famiglie se non solo loro stessi… E mi chiedo anche come possano ”ricercare proposte di soluzione rispetto alla problematiche e alle esigenze del quartiere e delle persone ivi residenti” da avanzare alla Amministrazione comunale.

E da ultima, ma proprio per questo, la questione più importante. C’era una volta l’articolo 6 del Regolamento che consentiva a componenti dei Comitati di quartiere di avere accesso agli atti comunali in modo privilegiato e di ottenerne copia in formato cartaceo o file, alla stregua dei Consiglieri comunali. L’articolo 6 esiste ancora, ma la dicitura generica della nuova versione mi fa supporre che, per avere un copia di un atto pubblico, i membri dei Comitati debbano presentare richiesta scritta ed attendere i canonici 30 o 60 giorni previsti per legge.

Il nuovo articolo 6 invoca le norme legislative e regolamentari in materia di diritto di accesso agli atti, ergo, cari membri dei Comitati:

  • scordatevi di avere copia del Piano delle opere pubbliche se non è ancora stato pubblicato e ricordatevi che le eventuali proposte devono essere redatte esattamente come richiesto dalle norme vigenti e nei tempi stabiliti altrimenti non verranno accolte;
  • scordatevi di avere copia del Bilancio di previsione, se ancora non è stato approvato dal Consiglio comunale, e pertanto potete anche scordarvi di avere la possibilità di avanzare eventuali proposte, a meno che non siate così bravi e veloci da preparare emendamenti insieme a qualche Consigliere comunale;
  • scordatevi di poter prendere visione degli atti di un piano urbanistico in fase istruttoria e magari anche di avere copia di qualche tavola del vostro quartiere con un funzionario comunale che, oltre al suo orario di servizio, alla sera sia autorizzato a passare due o tre ore del suo tempo ad illustrare il progetto e raccogliere proposte e segnalazioni.

Certo, l’esercizio della democrazia è faticoso ed il vecchio regolamento sembrava togliere potere alla “mini–casta” dei Consiglieri comunali per privilegiare il dialogo diretto dei cittadini organizzati in comitati con il Sindaco e con gli uffici comunali. Certo perseguire “democrazia partecipata” è fatica e impegno. Più facile e comodo modificare un regolamento lasciando quasi intatti i doveri, togliendo il diritto ad una democrazia partecipata che ancora non viene praticata dai cittadini ma neppure perseguita dalle pubbliche Amministrazioni. Andate a Nembro per capire cosa sono i Comitati di quartiere, come sono nati, come sono costituiti ma soprattutto oggi a distanza di 10 anni dalla loro nascita come stanno operando nel territorio e con le loro Amministrazioni comunali.

È evidente che la proposta di modifica del Regolamento dei Comitati di quartiere non mi piace, non ne capisco la ratio! Comunque staremo a vedere cosa succederà o non succederà!

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