A Treviglio non abbiamo il mare, i monti si vedono solo in lontananza, e in quanto a colline la più alta è la rampada di àsen all’incrocio tra via Crippa e viale Cesare Battisti.
Ma una cosa straordinaria ce l’abbiamo anche noi, come non ce l’ha nessuno: i viali.
Viali per tutta la città, sulle circonvallazioni, nelle vie centrali ed in periferia, viali di tutte le lunghezze e tutte le forme, dritti, curvi, corti e lunghissimi, 3.000 piante di tiglio da una parte e dall’altra delle nostre strade, in fila per due a presidiare la vita cittadina con la loro solidità, col loro ordine ritmico e col verde, tanto verde.
I viali di Treviglio sono un’eccellenza assoluta, unica, nessun’altra città ne così dotata.
I Trevigliesi ne vanno fieri, li hanno ricevuti in eredità dai loro antenati, e intendono trasmetterli alle generazioni che verranno.
Questa premessa mi è parsa necessaria per darvi l’idea del mio dispiacere quando, giovedì 19 agosto, ho visto all’opera alcuni operai mandati dal Comune ad abbattere tre tigli secolari all’inizio di viale Filagno (dalla parte di piazza Insurrezione).
Tre piantoni in fila indiana, solidi quanto antichi, ma solidi solo all’apparenza perché sono malati mi dicono gli operai mentre segano prima i rami più alti, poi il tronco che affettano in grossi cilindri e accatastano sul marciapiede.
Effettivamente, a differenza degli altri tigli del viale, i rami avevano poche fronde, con foglie rare e malmesse.
Ma è una strana malattia, dicono gli operai, è molto più facile che siano state avvelenate con un potente erbicida (di così potenti ne esistono eccome, mi assicurano).
Sulle prime questa idea dell’avvelenamento mi impressiona, anche perché mi fanno vedere il primo tronco segato: all’interno non pare malato, il legno sembra vivo e fresco, perfetto, nessun segno di ammaloramento come di solito accade per le piante abbattute.
Poi però il secondo e il terzo tiglio hanno un buco nel tronco, con pareti interne verdastre e un po’ viscide, sembra il segno di malattia che mi aspettavo di vedere, e così l’idea che siano state avvelenate mi sembra poco credibile, e la lascio cadere.
Dico a me stesso che certamente il Comune avrà fatto analisi botaniche, della diagnosi sarà certo, così come della impossibilità di curare le piante: insomma, mi convinco che non si poteva far altro che abbatterli questi nostri antichi tre tigli.
Ma, soprattutto, sono convinto che il Comune non mancherà di rimpiazzarli al più presto, piantumando altri tre tigli giovani, perché così è sempre stato fatto da tutte le Amministrazioni precedenti, e lo si può vedere facilmente percorrendo i nostri viali, in cui le piante antiche si alternano ad altre più giovani e anche giovanissime; che diamine, penso io, l’Amministrazione di Treviglio ha certamente a cuore quanto i suoi cittadini l’integrità dei nostri viali, non consentirà che permanga a lungo questo insulto ad uno di quelli più antichi e centrali, il viale Filagno.
Qui finisce la prima puntata.
La seconda puntata si apre due giorni dopo venerdì 21 agosto, quando sul Giornale di Treviglio compare un articolo sull’abbattimento dei tre tigli in viale Filagno, e soprattutto un’intervista a Stefano Cerea, Responsabile del verde del Comune di Treviglio, secondo il quale le piante non sono morte di morte naturale ma sono state avvelenate, come dicevano i suoi operai.
Ma avvelenate da che? il Responsabile del verde tira fuori l’ipotesi che sia stata… una nube tossica.
Avete letto bene, e non state leggendo L’Biligott.
Una nube tossica che cala dal cielo sulle chiome di tre piante e le fa secche.
Di nubi mefitiche ed esalazioni tossiche un po’ me ne intendo, essendo cresciuto in questa città quando imperversava la Baslini, ma la mia ignoranza delle cose atmosferiche, oltre che di botanica, mi impedisce di comprendere come un veleno così potente da stecchire tre piante secolari (e solo quelle) possa calare dal cielo come un flagello dell’Antico Testamento.
E se calava sulla testa di qualche cittadino?
Arduo capire se l’intervistato crede veramente in quello che dice; di certo non ci credo io, anzi ho il dubbio di essere preso in giro.
Davvero i tigli di viale Filagno sono stati avvelenati? E da chi?
Difficile pensare a vandali muniti di veleno… ma allora, chi ha fatto questo? chi aveva interesse ad eliminare queste piante dal viale?
C’è poi la seconda risposta del Responsabile del verde del Comune, che alla domanda se i tre tigli saranno sostituiti risponde che sì, come no… ma prima bisogna trovare una soluzione al fatto che le auto in manovra per entrare nel (n.d.r. orrendo) parcheggio tra le piante di viale Filagno, urtano e sbrecciano i tronchi delle piante stesse, e le fanno morire. E alùra? Quando piantumerà i tigli nuovi? O vuol dire che lo sbrégo nel viale lo lascia così, in attesa che ci abituiamo a vederlo? Che ci vuole a proteggere le piante con 4 stecche?
Il concetto rivela che nella gerarchia dei valori del Comune il parcheggio è il padrone di casa, e le piante del viale sono ospiti… sempre che il dominus non li faccia fuori.
Che sia per questo che non è ancora stato sostituito il tiglio che è stato tagliato due anni orsono, 50 metri più in là sempre sul viale Filagno? L’immagine di questo altro scempio è quella fotografia di un’auto parcheggiata con una ruota esattamente sul moncone del tiglio tagliato e non rimpiazzato.
Vengo alla conclusione.
Se considero la combinazione delle due risposte riferite dal Giornale di Treviglio, vengo assalito e vade retro devo respingere il pensiero malevolo che a qualcuno vada bene così… anzi, se una nube tossica stincasse tutti i tigli del lato esterno del viale Filagno… non sapete come sarebbe più funzionale il parcheggio? E questo soprattutto se, chissamai, finito il parcheggio di piazza Setti, si volessero offrire al gestore anche i parcheggi della circonvallazione…
Secondo me l’Amministrazione Comunale, se davvero ha a cuore la tutela e la conservazione dei viali della nostra città, deve semplicemente:
se non l’ha già fatto, presentare un esposto alla Procura della Repubblica contro gli ignoti che hanno così gravemente danneggiato il patrimonio cittadino, corredandolo con le analisi che certamente avrà fatto sulla natura del veleno;
sostituire immediatamente i tre tigli abbattuti, e anche quell’altro tagliato 50 metri più in là, con altrettante piante giovani, opportunamente protette da 4 banalissime stecche per difenderle dalle auto in manovra nel (ripeto: orrendo) parcheggio di viale Filagno.
Lettera firmata