‘Sta storia che alla fine della fiera (cioè circa 6 milioni di Euro dopo…), al posto dell’UPIM ci vogliono fare un altro supermercato rischia di indurre tutti al sarcasmo, mentre andrebbe considerata molto bene perché dice molto, nel suo piccolo, del disastro in cui l’Italia si trova non solo economico ma, anzitutto, di idee portanti. Un’Italia che agli occhi dell’Europa sta tornando ad essere l’Italietta che tutti guardano con simpatia un po’ irridente ma che pochi stimano. Un’Italia governata a suon di piccole rattrappite idee al servizio di grandi interessi…
Sappiamo quali sono le vere motivazioni di questa idea di rimettere un supermercato nell’ex UPIM: non hanno avuto il coraggio di vendere le farmacie, non hanno la capacità di realizzare ed incassare sul Bollone, non hanno la visione per disegnare un piano finanziario dignitoso per Treviglio e quindi cercano qualcuno che paghi, almeno in parte, il conto. Prima ci hanno raccontato che l’avrebbero venduto ai privati… Avendo verificato che, in tempi di crisi, “c’è la fila” fuori dal Municipio di privati imprenditori che fanno a botte tra loro per comprare l’ex Upim, hanno pensato che forse era meglio riciclare l’ex Upim esattamente come era nato: un bel supermercato. Con la scusa della “prossimità” alla vecchietta. Con buona pace degli ambulanti che lì ci stavano da decenni, di Silvio il salumiere, di Maccalli il panettiere, etc… evidentemente non prossimi alla vecchietta quanto un supermercato di un qualche marchio famoso.
Ma se la guardi con un minimo di distacco, questa idea sta a Treviglio come il tanto sbandierato “Piano casa” del Berlusca di un paio di anni fa (ricordate? 10% di cubatura in più…) sta all’Italia e alla crisi che sta attraversando. A sentire il Silvio nazionale, il Piano casa avrebbe in un colpo solo portato l’Italia fuori dalla crisi, creato centinaia di migliaia di posti di lavoro, fatto ripartire il volano dell’economia… Vediamo in queste settimane di profonda crisi come è veramente andata. Due anni fa solo in pochi facemmo notare che il “Piano casa” non un Euro in più portava al sistema–Paese Italia, limitandosi invece a spostare i soldi dalla tasche di Tizio (quello che aveva la casa) a Caio (quello che gliela alzava di un piano) e semmai portando una parte nelle tasche dell’erario (nel caso Caio fosse stato onesto ed avesse pagato le tasse). Non un soldo in più generato dal sistema–Italia. Solo del gran movimento di soldi, sempre quelli, da una tasca all’altra e tutti dentro le amate frontiere. Così mentre gli altri riformavano il sistema produttivo e ricominciavano a riguadagnare quote di export sui mercati internazionali, noi progettavamo la salvezza dell’Italia incuranti della fuga di cervelli, ma trattando calce e mattoni.
Lo stesso vale per quest’idea di mettere un supermercato al posto di un supermercato. Un conto è un progetto di polo culturale e di fruizione in cui inserire anche un bar–negozio, magari parte di un sistema integrato di promozione dei prodotti delle campagne trevigliesi. Magari proprio come certi bistrot o certi negozi–ristoro presenti in città governate da Amministrazioni un po’ più di larghe vedute. Un polo multidimensionale che non solo possa ridar vita al centro cittadino, ma fungere anche da catalizzatore di iniziative per convogliare su Treviglio risorse (persone e soldi) esterni a Treviglio e che, oltre a fungere da polo culturale, sia anche “simbolo” integrato della città. Altro è svenderlo ad un supermercato come tanti, uno dei tanti che costellano i nostri Comuni con capannoni più o meno orribili e che convogliamo masse di persone attirandole con finte offerte speciali ogni settimana, con il vero scopo di drenare il risparmio delle famiglie, forzandone il consumo. Una scelta che, esattamente come il Piano casa per l’Italia, non genera valore per Treviglio, non ne aumenta la ricchezza (culturale e di vita propria), anzi, toglie i soldi dalle tasche dei Trevigliesi che lì andrebbero a far la spesa e li passa a qualche grande marchio del distribuzione che sicuramente non ha la cassa (e tanto meno il cuore) a Treviglio. L’edificio centrale di Treviglio trasformato in uno luogo di commercio generante reddito per chi di Treviglio non è.
La cosa dispiace ma non stupisce. È la famosa “catena di comando” che, a sentire Pezzoni, unendo Treviglio al governo della Provincia, della Regione e della nazione tutta per comunanza politica (tutti in mano a PdL+Lega), avrebbe garantito alla nostra città le stesse magnifiche sorti e corsie privilegiate. Per ora ha garantito lo stesso provincialismo e la stessa miopia progettuale. Per il resto, si vedrà. Tra un supermercato e l’altro.