È di questi giorni la notizia che l’Amministrazione comunale di Treviglio intende modificare lo Statuto comunale nel senso di eliminare la norma che prevede che in Giunta e negli altri organi istituzionali del Comune entrambi i generi abbiano una rappresentanza minima fissata in un terzo dei componenti degli organismi medesimi.
Si tratta di una norma di civiltà introdotta nello statuto 18 anni fa su mia proposta, e che costituiva il portato della mia esperienza nella Commissione nazionale per le Pari opportunità, e mi sento pertanto legittimata a contestare l’iniziativa di questa Amministrazione e le ragioni che la vorrebbero sostenere.
Voglio intanto sgomberare il campo da un equivoco, in cui lo stesso Sindaco sembra essere caduto e cioè che la norma non prevede una sorta di quote rosa negli organismi comunali, ma vuole invece salvaguardare la presenza negli stessi di entrambi i generi, maschile e femminile, nella convinzione di chi l’ha proposta che solo così vi possa essere quello scambio di idee ed esigenze che sono proprie di ciascun genere e che solo la condivisione delle stesse può portare ad una sintesi positiva. Ed è proprio questo lo spirito che ha motivato allora la mia iniziativa, non un vetero femminismo come ora si vorrebbe far credere.
In effetti l’iter della norma non fu facile, dovetti infatti presentare la modifica statutaria per ben tre volte in Consiglio comunale, finché alla terza tornata la stessa fu approvata con il voto favorevole anche di chi, oggi, ne vuole l’abolizione. Mi riferisco ai consiglieri di allora ed attuali, Pignatelli, Mangano, Minuti.
Ora si vuole tornare indietro, abolendo una norma che all’epoca costituiva un’innovazione unica nel panorama nazionale, ponendo la città di Treviglio all’avanguardia per il rispetto delle diversità di entrambi i generi, proprio ora che sia a livello nazionale che comunitario ci si muove nella direzione opposta, sancendo la necessità della presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società partecipate e quotate.
Ma, ripeto, la norma statutaria di Treviglio va ben oltre, tutelando entrambi generi e quindi, in una prospettiva che spero non troppo lontana, anche quello maschile.
Non si capisce quindi la necessità di andare avanti nella direzione proposta dal sindaco Pezzoni che, da un lato, dimostra di non aver capito la reale portata della norma ritenendo si tratti di quote rosa, dall’altro, finge di agire nell’interesse delle donne, che invece dimostra di non amare.
Evidentemente le ragioni sono altre, di ben più bassa lega, e il tempo, se la norma dovesse essere abrogata, ce le farà capire anche se già ora le possiamo immaginare.
Spero solo che non solo le donne, ma anche gli uomini si indignino per questa iniziativa, iniqua e oggi fuori dal tempo, così come, ma evidentemente in maniera ipocrita e di facciata, allora gli stessi che oggi ne vogliono l’abolizione, l’avevano commentata come un esempio di buon governo e integrazione sociale.
Ma tant’è, chi governa si ricorda dei cittadini solo quando ne deve richiedere il voto e resta sordo alle richieste che provengono dal “basso”, soprattutto quando elezioni vicine non ce ne sono!
“Le Donne scelgono…”
La presidente Patrizia Siliprandi