Se ne è andato nella notte in silenzio, lui che aveva sentito il silenzio profondo e disumano della camere a gas… Sì, perché Shlomo era l’ultimo sopravvissuto del Sonderkommando di Auschwitz, la squadra speciale che accompagnava i deportati nelle camere a gas e le ripuliva.
Questo era il suo segreto, perché il Sonderkommando era il reparto della catena concentrazionaria più delicato, perché lì c’erano i testimoni dello sterminio.
E lui, in tutti questi anni, ci ha rivelato questo pesante segreto… Lui, un prezioso testimone dello sterminio.
Chissà quante voci, quante richieste, quante domande aveva sentito mentre i deportati scendevano gli scalini delle camere di Auschwitz… E chissà quanto pesante era il silenzio che lo circondava quando ripuliva le camere e trascinava quei corpi verso i forni.
Raccontava la sua storia, in mezzo al silenzio di chi lo ascoltava (a quanti ragazzi, studenti… ha raccontato quello che non doveva più succedere) e piangeva quando ricordava quel piccolo bambino che era sopravvissuto alla camera a gas perché chi era morto prima di lui, cadendo, lo aveva coperto creando una bolla d’aria… e quel bambino ritrovato vivo fu sbalzato in aria dalle SS e ucciso… e noi abbiamo pianto con lui.
Alcuni anni fa, era il 2005, nel 60° anniversario della liberazione di Auschwitz, abbiamo partecipato con i miei studenti ad un pellegrinaggio nel campo che ci ricorda fin dove la brutalità dell’uomo può spingersi… e con noi c’era Shlomo.
Lui ci ha accompagnato, guidato per mano dentro l’inenarrabile e ci ha aiutato a capire, a comprendere e ad agire… Con noi ha camminato nel freddo e nella neve di quei giorni e ci ha raccontato la memoria di tante storie… nella neve… “Ad Auschwitz c’era la neve ed il fumo saliva lento…”.
Grazie, Shlomo, per aver dato voce a quel silenzio per aver dato parole alla memoria.
Gian Mario Vitali