«Ecco le sue castagne. Buona festa e arrivederci al prossimo anno», dice il venditore di castagne.
«Non so se sarà possibile», risponde il passante mentre passa le castagne al nipote.
«E perché?»
«Perché ho letto che il Foro boario sarà venduto e la festa trasferita oltre la ferrovia, e io non credo di andare a piedi fin là, e anche per il mio nipotino addio alle giostre».
«E cosa faranno al Foro boario», domanda il venditore, «un giardino, un parco, degli impianti sportivi, dei servizi…?»
«No! Faranno delle case».
«Popolari?»
«No, private».
«Ma se tutta la città è piena di cartelli “vendesi”, perché costruire altre case?», chiede un altro signore in attesa di acquistare il suo biligot di castagne.
«Dalla vendita di questa area, il Comune ricaverà una bella somma, che potrà essere usata per fornire servizi ai cittadini», dice un “politico” che ha sentito tutta la chiacchierata.
«Ma non sarebbe meglio prima sapere quali servizi ci darete, visto che è chiaro quello che ci togliete?», insiste il nonno. «Magari i servizi sono meno utili di un parco, magari attrezzato con giochi per ragazzi e anziani. E magari i servizi arriveranno tra anni, mentre lo spazio lo perdiamo subito».
Il politico, con una alzatine di spalle, se ne va perplesso ed offeso senza dare ulteriori spiegazioni ma borbottando infastidito: «Devono essere i soliti comunisti!».
Questa scenetta di pura fantasia è però reale nei contenuti.
Addio fiera in città, addio feste nelle sere d’estate, addio ad un grande spazio pubblico ceduto a nuove colate di cemento di cui non si sente assolutamente il bisogno.
E ovviamente senza il minimo di progetto condiviso sull’impiego delle risorse che possono derivare dalla vendita.
Grazie, Amministrazione comunale!