Centro diurni disabili: comunicato stampa contro gli aumenti

Disabili2LETTERA ALLA STAMPA
REGOLAMENTO COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA DEI CDD DELL’AMBITO DI TREVIGLIO

Una brutta sorpresa sotto l’albero di Natale per le famiglie di persone disabili dell’ambito di Treviglio. Nonostante le iniziative pubbliche e i numerosi incontri l’Ambito di Treviglio non sospende l’applicazione del nuovo Regolamento che stabilisce le nuove quote di compartecipazione delle famiglie per la frequenza dei Centri Diurni Disabili.

23 dicembre 2014

Il 21 novembre scorso siamo scesi in piazza per chiedere all’Ambito di Treviglio di sospendere l’applicazione del nuovo Regolamento che comporta per le famiglie dei CDD di Caravaggio, Spirano e Verdellino un aumento molto pesante della retta. Ricordiamo che i Centri Diurni Disabili (CDD) accolgono persone con gravi disabilità che richiedono costante assistenza. Per le famiglie è un servizio insostituibile, che offre a loro alcune ore di sollievo durante la giornata e ai loro congiunti disabili spazi di attività e di inserimento sociale. Non è certo un lusso a cui possono rinunciare.

La scelta dell’Ambito di Treviglio non è accettabile da molti punti di vista.

  1.  È forte il rischio di una de–responsabilizzazione da parte dei Comuni rispetto alla tutela dei diritti di tutti i cittadini, compresi quelli fragili.
  • Tutti, a parole, sosteniamo che debba essere garantita un’adeguata omogeneità provinciale di pari trattamento per tutti, indipendentemente dal territorio di residenza. In questo senso è davvero paradossale che i rappresentanti istituzionali dell’Ambito dichiarino di voler sostenere e partecipare ad un percorso provinciale che definisca linee guida di riferimento e come primo passo approvino unilateralmente un proprio regolamento…
  • Un regolamento non deve parlare solo di fasce di compartecipazione. Deve innanzitutto fondare una co–responsabilità tra istituzioni, famiglie ed enti gestori, capace di ascolto reciproco delle rispettive esigenze. Tutti sappiamo che i Comuni attraversano un periodo difficile dal punto di vista dei loro bilanci, ma questo vale anche per famiglie e organizzazioni del terzo settore impegnate a far quadrare i rispettivi conti. Si può uscire da questa criticità solo in una logica di solidarietà, evitando le scorciatoie dello scaricabarile, logica di solidarietà che consente di definire in modo condiviso che cosa i servizi debbano offrire e quale sia la tariffa standard che li rende sostenibili.
  1. L’aumento delle rette previsto dal nuovo regolamento è insostenibile. Per cogliere questo sono sufficienti alcuni dati.
  • In funzione della fascia ISEE entro cui il nucleo familiare è classificato l’aumento va da un minimo del 18% ad un massimo del 245%.
  • Le fasce ISEE applicate sono estremamente penalizzanti. Non ci troviamo infatti di fronte ad aumenti che vanno a pesare soltanto sulle famiglie che hanno redditi o patrimoni elevati: l’aumento medio è pari quasi al 90% (circa € 2.200 l’anno) e 2 famiglie su 3 vedono un incremento di almeno il 56%. Per dare un’idea facciamo un esempio concreto: una famiglia di tre componenti di cui uno disabile, con un reddito di circa 1.300 euro al mese netti, con un patrimonio limitato, consistente in un appartamento popolare di proprietà, dovrebbe far fronte ad un aumento annuo del 75%, un aumento annuo cioè di circa € 2.000.
  1. Il Regolamento è applicato in maniera retroattiva: solo in questi giorni stanno pervenendo alle famiglie le lettere che specificano la quota dovuta dalle stesse a partire dal 1° luglio scorso (ad oggi diverse famiglie non hanno ricevuto alcuna comunicazione…).
  • La retroattività è di per sé inaccettabile da un punto di vista etico, politico e anche normativo. In questo caso poi stiamo parlando di una scelta che produce arretrati significativi: le famiglie coinvolte, infatti, si trovano improvvisamente non solo a far fronte all’aumento della retta ma anche a debiti maturati inconsapevolmente per una media di più di € 1.000 a testa. Una bella tredicesima al contrario!

La speranza è l’ultima a morire, si dice. Dunque auspichiamo che nella frazione di tempo che ci separa dal nuovo anno, le istituzioni sappiano trovare la forza di fermarsi in tempo. Se non lo faranno, l’unico risultato sarà la crescita delle tensioni, il deterioramento della qualità dei servizi e un’esplosione di ricorsi giudiziali.

Sottolineiamo, per concludere, come non vada trascurato quest’ultimo aspetto. Non mancano anche a Bergamo recenti episodi nei quali sia stata utilizzata la via legale. Gli esiti delle battaglie in tribunale, però, al di là dei vincitori formali (e in questo caso, alla luce di quanto precede, non è difficile prevedere il buon esito dei ricorsi che  prenderanno avvio), rappresentano comunque una sconfitta per un tessuto come quello bergamasco che negli anni ha saputo sempre perseguire la via della co–responsabilità lungimirante.

Associazione ANFFAS Bergamo
Coordinamento Bergamasco per l’Integrazione (CBI)
Forum delle Associazioni di volontariato socio–sanitario bergamasche
CGIL, CISL, UIL
Confcooperative Federsolidarietà Bergamo
Fondazione “Angelo Custode” ONLUS

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