Sopravvivere al mare, affrontare la stupidità

barconiSabato scorso è stata danneggiata la colonia di Roncobello di proprietà della Fondazione Portaluppi (cioè della Parrocchia S. Martino di Treviglio) in attesa di ospitare un gruppo di profughi. Forzata una finestra, rotti i bagni e l’impianto elettrico mentre erano ancora in corso i lavori di manutenzione e ripristino della struttura. Ulteriori spese che si sarebbero volentieri evitate e un rinvio dell’accoglienza mentre c’è una fatica immane a reperire posti.
Per fortuna a distanza di una sola settimana il danno è stato riparato e un gruppo di 23 migranti provenienti da Bangladesh, Nigeria e Burkina ha trovato un tetto. 

Un vero peccato che la struttura sia stata rovinata. Vigliaccate di chi si ritiene valoroso mentre nell’ombra distrugge le cose di tutti. Incappucciato come uno del Ku Klux Klan pensa di avere più diritti di altri a stare in un posto come se il diritto lo avesse ricevuto direttamente dalle mani di un dio, tutto solo per lui. Ma è solo uno stupido, purtroppo anche protetto politicamente.

Sono mesi e anni che la gente muore in mare. Sono mesi e anni che si cercano posti per una accoglienza temporanea. Sono mesi ed anni che Treviglio non riesce a trovare un posto per prendersi la sua parte di carico in questa emergenza dalle proporzioni enormi.
Ora che un posto c’è, l’atto di vandalismo ha offeso la fatica di chi si è speso per trovarlo e l’impegno di chi ha messo a disposizione la struttura di Roncobello pensando oltre il proprio tornaconto. Seppure in ritardo credo sia un bel segno da valorizzare.

Peccato che i profughi non si possano ospitare in città.
Magari avremmo evitato gli atti di vandalismo successi a 65km di distanza.
Certo non mancherà a Roncobello e in Valle il coinvolgimento e il legame tra i residenti e questa piccola comunità di profughi ma in una città più grande le opportunità potevano essere maggiori.

Avremmo potuto coinvolgerci direttamente cercando di dare, per quanto possibile, una mano nelle cose semplici (i vestiti, il cibo, la cordialità umana) provando a superare il ruolo di spettatori passivi delle tragedie. Sarebbe stata una faticosa ma interessante esperienza per capire meglio il mondo in cui viviamo, non tutti allo stesso modo.

Ma qui un posto non è stato trovato. Lo hanno trovato Comuni più piccoli del nostro, si è fatto spazio in parrocchie meno attrezzate delle nostre. Da noi niente.

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