Quale bellezza ci salverà?

L’8 maggio 2004 il museo Horne di Firenze ospitò una piccola mostra intitolata “Proposta per Michelangelo giovane. Un crocifisso in legno di tiglio”. La maggiore attrazione della mostra era infatti un crocifisso attribuito a Michelangelo scoperto da un antiquario, Giancarlo Gallino, e subito sottoposto all’attenzione degli esperti d’arte. La notizia del ritrovamento infervorò gli addetti ai lavori che non esitarono a definire la scoperta “miracolosa” e  che subito cercarono di salvare l’opera dalle grinfie degli acquirenti esteri. Per fare ciò entrò in azione il Governo italiano che, nel novembre del 2008, ne effettuò l’acquisto per ben 3.250.000 Euro. Il ministro Sandro Bondi ne fu molto contento. Tutti furono molto contenti. Di conseguenza il Crocifisso iniziò immediatamente il suo tour promozionale in giro per il mondo (da Roma fino a New York e Tokyo). Fine della storia? No, dato che l’opera, come si è scoperto poco dopo l’acquisto, probabilmente non è di Michelangelo.

Come è stato possibile commettere un errore simile?

Quella che vi ho appena raccontato è la vicenda che ha ispirato le interessanti riflessioni di Tommaso Montanari nel libro “A cosa serve Michelangelo?” (edito da Einaudi). Il saggio è una acuta analisi sull’attuale condizione della storia dell’arte, o meglio dei beni culturali, nell’Italia di oggi.

Il termine “bene”, se riferito ad un prodotto artistico, è il sintomo di una mentalità deviata che porta a intendere sempre di più la cultura come un prodotto da vendere e da fare fruttare. Tragedie culturali come i numerosi crolli a Pompei o i danni a quadri e statue vittime di “ viaggi turistici” insopportabili per i fragili materiali di cui sono composte, scaturiscono da modi di pensare come questo.

L’acquisto del “Crocifisso” venne motivato, in sede di discussione parlamentare, da mere motivazioni pratiche, quali le dimensioni ridotte che permettevano al “Michelangelo” di essere trasportato e noleggiato facilmente dai musei. Un guadagno facile.

Ma le colpe di questo acquisto sbagliato sono da attribuire non solo al Governo, ma anche alla categoria degli “esperti d’arte” ormai incapace di comunicare e di fare ricerca assieme per scoprire tempestivamente un falso: gli studiosi di Michelangelo non hanno potuto adeguare il loro giudizio al parere dei ricercatori che avevano analizzato il legno di cui è composto il “Crocifisso” e nessun direttore di musei ha proposto di confrontare il presunto Michelangelo con i crocifissi già esistenti. La cultura in Italia è ormai ridotta a un sapere elitario, accademico, conservato a compartimenti stagni da pochi esperti e completamente distaccato dal mondo della ricerca. Dovrebbe servire per vivere meglio la nostra vita sociale, non a scrivere libri.

Se non riusciremo a vedere la cultura come essenza della nostra civiltà e chiave di comprensione del presente, nonché fonte di arricchimento personale dovremo abituarci a sperperi simili.

Un Governo che ci vuole far credere che il sapere serva solo a produrre denaro è un Governo che ci vuole rendere meno cittadini e più marionette.

Il “potere” del popolo passa anche attraverso un Giotto, un Michelangelo o un Brunelleschi.

Quindi per piacere, smettiamola di preferire un supermercato sotto casa ad un museo. Smettiamola di seguire coloro che ritengono inutile “il bello”.

Smettiamola di accettare una città che ignora la crescita del cittadino.

E proviamo ancora a chiederci: “quale bellezza salverà il mondo?”

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