Parliamo ancora di piazza Paolo VI. Ma prendiamola un po’ da lontano.
L’inizio dell’urbanizzazione della zona Nord avvenne nel 1953. Da subito si trattò di una esplosione edilizia disordinata e male pianificata. Con il piano regolatore del 1971, entrato in vigore nel 1974, pensato per un quartiere di 8.000 abitanti, si cercò di dare dei servizi essenziali quali le scuole, la farmacia, lo studio medico. Nel 1971 venne costruita la chiesa–capannone prefabbricata su via Trento che durerà fino al 1993 (doveva essere provvisoria!), anno di inaugurazione del centro parrocchiale e della nuova chiesa, quella che dà su via Pontirolo ed ora sulla piazza Paolo VI. Già dalla progettazione di quest’ultima, dicembre 1989, si parlava di una costruzione che assolvesse sia al compito parrocchiale e quindi alle funzioni religiose, sia a quello urbanistico–civile quale centro del quartiere, prevedendo la formazione di una piazza, unica nella zona, ma potremmo dire unica anche per la città per dimensioni e tipologia. Oggi, in questa estate 2011, con il completamento dell’arredo urbano e dell’illuminazione può dirsi compiuta l’opera tanto attesa. Diciotto anni per avere una prima chiesa–capannone, altri 22 per avere un centro parrocchiale degno di questo nome, altri 18 per vedere completata l’opera.
In tutto questo tempo una comunità di famiglie e singoli si è impegnata, ha lavorato, sia a livello civile che religioso, per dare un volto, un’anima, vitalità ad un quartiere che rischiava d’essere semplicemente un dormitorio. Molti tra i residenti nella zona Nord hanno per anni solo sognato la possibilità di avere una piazza così come è oggi: tanto è che nella mezza dozzina di incontri che la precedente Amministrazione comunale ha avuti con i residenti non si sono mai levate voci profondamente contrarie ad un utilizzo come quello odierno. È vero che ci sono state due raccolte di firme di segno opposto, circa 500 a favore della apertura e più di 1.000 a favore della chiusura, queste ultime consegnate al Sindaco martedì 22 giugno 2011.
Ma è pur vero che l’attuale situazione rappresenta finalmente un punto fermo nel riordino urbanistico e civile dell’intera zona, un traguardo raggiunto dopo anni in cui questo quartiere troppo spesso dimenticato, tagliato fuori dal resto della città dalla barriera della ex statale 11, è stato soltanto estrema periferia. Solo vivendoci si può comprendere il respiro che questa piazza dà e può dare così come è ora.
Nell’incontro di martedì 22 giugno il Sindaco, in modo molto cordiale e risoluto, ha tenuto a precisare che l’apertura della piazza è al quinto posto nel suo programma elettorale e che tale programma è stato votato dalla maggioranza dei Trevigliesi.
Molto probabilmente la maggioranza dei Trevigliesi non ha ben presente nemmeno dove sia la piazza Paolo VI, e comunque non la vive quotidianamente. Certo ne usufruirà per le manifestazioni cittadine qualche volta durante l’anno, ma non può averne bisogno come chi risiede in zona da sempre. Infatti, come si può immaginare, molte firme del migliaio raccolte a favore della chiusura sono di residenti in zona Nord anche sostenitori dell’attuale Amministrazione.
Questa piazza non è soltanto un problema di viabilità, questa piazza tanto attesa, è un sogno che si è realizzato.
Perché interromperlo?