È bene fare un po’ di chiarezza sulle vicende trevigliesi del Partito Democratico. Viste le tante falsità e congetture astruse che sono girate in questi mesi, cercherò di essere oggettivo. Sarà un racconto breve e legato a fatti che tutti possono verificare.
Lo Statuto del Partito Democratico, capitolo IV art. 18 comma 6, dice:
Qualora il Sindaco, il Presidente di Provincia o di Regione uscenti, al termine del primo mandato, avanzino nuovamente la loro candidatura, possono essere presentate eventuali candidature alternative se ricevono il sostegno del trenta per cento dei componenti della Assemblea del relativo livello territoriale, ovvero di un numero di sottoscrizioni pari almeno al quindici per cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale.
Quindi è naturale ricandidare il sindaco uscente. Nel nostro caso il sindaco uscente, Ariella Borghi, aveva chiesto le primarie, per rimettersi completamente in gioco.
A questo punto vi erano due opzioni: primarie di partito, tra candidati proposti solo dal PD, e primarie di coalizione tra candidati della coalizione, tra cui ci sarebbe stato quello del PD.
Le primarie di coalizione non si sono tenute perché i membri della coalizione, formatasi su un programma politico e non per il semplice gusto di stare insieme, hanno detto che per loro il candidato del PD, Ariella Borghi, andava bene. Non hanno avanzato altre candidature e si sono concentrati sulla discussione del programma di mandato. Anche quando si parlava con alleati che poi si sono sfilati, nessuno di loro ha mai chiesto le primarie di coalizione.
Le primarie di partito non sono state chieste da nessun iscritto. Bastava venire con il 30% delle firme degli iscritti al circolo di Treviglio, ma nessuno, anche se stimolato e pungolato dal sottoscritto e dal segretario provinciale Riva, ha mai portato il nome di Federico Merisi, iscritto PD, all’attenzione del coordinamento come possibile secondo candidato del PD. I “fuoriusciti” avrebbero potuto raccogliere le firme sul nome di Merisi ed obbligare il circolo ad indire le primarie di partito tra Borghi e Merisi. Perché non lo hanno fatto? Non vi è un solo documento in cui compare la richiesta, da parte dei “fuoriusciti”, di indire le primarie di partito. Questo è un dato di fatto.
Una breve digressione. L’atteggiamento dei “fuoriusciti” è spesso stato improntato a queste modalità: non stimolare il dibattito politico/amministrativo dentro il circolo, salvo poi lamentarsi per il poco dibattito e confronto politico presente nel circolo. Nei miei quasi due anni di coordinatore non ho mai ricevuto una richiesta di discussione su temi di politica locale o nazionale da parte dei “fuoriusciti”. I presidenti della prima e seconda commissione consiliare, Merisi e Gatti, non hanno mai ritenuto utile portare dentro il coordinamento argomenti trattati dalle loro commissioni. Mai hanno fatto richiesta di indire dei Coordinamenti su temi a loro cari e che venivano trattati nelle commissioni che presiedevano. Poi però lamentano che il partito discuta poco di temi amministrativi. Lo stesso con le primarie. I “fuoriusciti” avevano il diritto di chiederle. Non le hanno chieste, salvo poi lamentarsi che non sono state fatte.
Tornando al tema delle primarie è bene sottolineare che sarebbe stato ridicolo proporre due candidati del PD alle primarie di coalizione, avremmo dato il segnale di un partito che non sa decidere. Inoltre, la coalizione ci ha sempre detto che i problemi del PD li doveva risolvere il PD. Non volevano diventare i giudici di uno scontro dentro il PD. Per cui è inaccettabile la tesi che Merisi si sarebbe potuto confrontare con Borghi nelle primarie di coalizione, sarebbe stato un ulteriore segnale di divisione dal PD col rischio che altri pezzi della coalizione se ne andassero.
Quindi proprio non si capisce perché i “fuoriusciti” si lamentino della mancata indizione delle primarie. Quelle di coalizione non le ha volute la coalizione. Quelle di partito stava a loro chiederle e non lo hanno fatto.
È bene inoltre ricordare brevemente il comportamento di alcuni dei “fuoriusciti” in merito alla lealtà nei confronti del partito.
Nello Statuto del PD vi è scritto:
Articolo 2.
(Soggetti fondamentali della vita democratica del Partito)
6. Tutti gli elettori e le elettrici del Partito Democratico hanno il dovere di:
a) favorire l’ampliamento dei consensi verso il partito negli ambienti sociali in cui sono inseriti;
b) sostenere lealmente i suoi candidati alle cariche istituzionali ai vari livelli;
c) aderire ai gruppi del Partito Democratico nelle assemblee elettive di cui facciano parte;
d) essere coerenti con la dichiarazione sottoscritta al momento della registrazione nell’Albo.
7. Gli iscritti e le iscritte al Partito Democratico hanno inoltre il dovere di:
a) partecipare attivamente alla vita democratica del partito;
b) contribuire al finanziamento del partito versando con regolarità la quota annuale di iscrizione;
c) favorire l’ampliamento delle adesioni al partito e della partecipazione ai momenti aperti a tutti gli elettori;
d) rispettare lo Statuto, le cui violazioni possono dare luogo alle sanzioni previste.
8. L’iscrizione al partito così come la registrazione nell’Albo degli elettori e delle elettrici possono avvenire anche per via telematica, sono individuali e sono perfezionabili a partire dal compimento dal sedicesimo anno di età. Sono esclusi dalla registrazione nell’Anagrafe degli iscritti e nell’Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici o aderiscano a gruppi di altri partiti politici all’interno di organi istituzionali elettivi. Qualora la Commissione di garanzia abbia cognizione di tale causa ostativa riguardo a persone già registrate ne decreta la cancellazione e stabilisce un congruo termine entro il quale tali persone non possono nuovamente chiedere di essere registrate.
I “fuoriusciti” quindi fanno parte di un altro movimento politico, “Treviglio Democratica”, che ha deciso una strategia diversa per fare opposizione alla giunta Pezzoni, senza neanche cercare il dialogo con il Circolo cittadino del PD. Da i giornali locali abbiamo appreso che hanno costituito il laboratorio politico “Treviglio 2016” insieme ad API, IAT e IDV. Per cui non si capisce come possano pretendere di tornare nel partito. Vogliono tenere il piede in due scarpe?
Da ultimo è bene ricordare che:
Articolo 23.
(Doveri degli eletti)
1. Gli eletti si impegnano a collaborare lealmente con gli altri esponenti del Partito Democratico per affermare le scelte programmatiche e gli indirizzi politici comuni.
Questo non è avvenuto da parte dei “fuoriusciti” che hanno deciso di fondare una loro lista civica, invece di impegnarsi democraticamente dentro il partito.
Per quanto riguarda i risultati elettorali poi, i “fuoriusciti” raccolgono meno preferenze, sommandole, rispetto a quelle del vicesindaco Lingiardi.
Personaggi quali Bordoni, ex segretario dei DS, Crippa, ex deputato, consigliere regionale, provinciale, comunale e assessore, e Damiano Bussini, cavaliere della Repubblica, raccolgono 14, 31 e 9 preferenze. Queste figure, artefici della nascita di Treviglio Democratica e della fuoriuscita dei cosiddetti moderati, non hanno alcun appeal politico.
Non è vero che il PD trevigliese si è spaccato a metà. Una piccola parte, si guardi ai voti di preferenza, ha deciso di non accettare la votazione democratica espressa in Coordinamento e di scegliere una via diversa. Lo hanno fatto legittimamente e liberamente, ma perché ora dovrebbero essere riaccolti dal PD?
Vorrei ricordare l’intervento di Debora Serracchiani all’assemblea dei circoli del PD del 2009:
“La diversità è la ricchezza del nostro partito, ma questo partito deve imparare a votare, deve imparare ad assumere decisioni, se necessario, anche solo a maggioranza, se necessario anche lasciando a casa qualcuno e deve sempre, alla fine, arrivare alla sintesi della propria linea politica. Dobbiamo imparare a parlare unitariamente da PD. E’ giusto il dissenso, è giusta la scelta di coscienza, ma la libertà di coscienza non deve essere il paravento dietro il quale nasconderci quando non riusciamo a creare la sintesi.” Ora mi chiedo, perché se Debora Serracchiani dice cose che noi abbiamo praticato poi viene candidata alle europee e se noi facciamo quello che lei dice dobbiamo essere “bastonati”?
Il PD trevigliese ha finalmente chiarito chi crede nei valori democratici, che il partito esprime, e chi invece si muove su altri piani, con altri valori. Il PD di Treviglio è oggi un paziente che ha vinto una lunga malattia ed è sul cammino della guarigione. La strada sarà lunga, ma la tempra è sana ed il PD saprà recuperare, partendo anche dall’ottimo lavoro che si sta portando avanti dentro la coalizione che è all’opposizione della giunta Pezzoni.
Alberto Vertova
Coordinatore cittadino del PD