Le liberalizzazioni sono in generale un ottimo strumento per la riduzione dei costi sostenuti dalle famiglie nell’acquisto di beni e servizi. Sono evidenti i risparmi se si paragonano ad esempio i costi telefonici che sostenevamo per una telefonata prima della fine del monopolio e i costi attuali, o i costi dei biglietti aerei dopo la nascita delle compagnie low cost.
Anche nelle iniziative del governo Monti sono presenti queste concrete possibilità di risparmio, anche se molto ancora dovrà essere fatto.
Per quanto riguarda le farmacie è indubbio il vantaggio per il cittadino che vedrà da un lato la possibilità di avere un servizio più comodo come minimo per maggior vicinanza ma anche più attento e ricco di tutte quelle iniziative caratteristiche del tentativo di fidelizzare la clientela (sconti sui prodotti da banco, tessere a punti ecc…); l’introduzione poi della monodose (acquisti la quantità di farmaco che ti serve e non quella che la confezione ti impone) è un sicuro risparmio per l’intera collettività.
Ma i Trevigliesi sono molto meno fortunati. La testarda opposizione alla vendita delle farmacie comunali da parte delle forze politiche che oggi amministrano la città ha infatti avuto come bel risultato che le tre farmacie comunali varranno ora molto meno. E siccome comunali vuol dire di tutti i cittadini di Treviglio, siamo stati tutti penalizzati da questa scelta sicuramente non lungimirante.
Così un bel risultato peraltro derivante da una scelta economica liberale e di sviluppo della concorrenza e quindi non della “sinistra assistenzialista”, come viene definito chi si occupa dei problemi dei meno fortunati, a Treviglio diventa un costoso insuccesso grazie a Lega e PdL!
E poco importa se adesso arrampicandosi sui muri ci spiegheranno che hanno fatto bene, i fatti sono questi.