Facebook & Twitter: l’accoppiata per le nuove e rapide comunicazioni tra Comuni e cittadini si sta facendo strada anche tra i Comuni bergamaschi più piccoli. Buona cosa, a patto che non sostituisca le altre forme di incontro cittadino–istituzione e che sia utilizzato — come il sito che ogni Comune ha aperto in rete — solo per i fini istituzionali. Cioè la segnalazione di eventi, le informazioni di pubblica utilità, la segnalazione di documenti ufficiali e simili. Il sito, dal canto suo, è deputato per legge ad ospitare anche la pubblicazione di tutti gli atti amministrativi emessi dagli amministratori e dagli uffici comunali, ai fini della trasparenza e in conseguenza di obblighi di legge: il cittadino deve sapere chi, come e perché sono spesi i suoi soldi di contribuente. Alcuni Comuni hanno creato una forma di interazione tra sito comunale e Facebook & Twitter. Lo ha fatto anche il nostro, il nostro. E questo va benissimo.
Non è quindi sugli strumenti che intendo discutere, ma sul loro uso.
Il fatto: da qualche giorno, sul rinnovato sito comunale, Beppe Pezzoni traferisce sulla pagina Sindaco i testi che pubblica sulla pagina Facebook che aperto in occasione della campagna elettorale. Non è una prassi accettabile: il sito di un Comune ha funzioni istituzionali e non può essere piegato ad usi personali. Sulla pagina del sindaco Pezzoni trovate infatti non solo richiami ad eventi, cosa che competerebbe per altro agli uffici comunali, ma anche e soprattutto considerazioni a tutto campo, informazioni, perle di saggezza, moniti politici agli avversari, deduzioni e controdeduzioni politiche e amministrative, e pure i pensierini della sera.
Non si è mai visto un Sindaco che usi la pagina di un sito pubblico per comunicazioni che la gran parte delle volte non c’entrano nulla con il suo ruolo istituzionale, ma c’entrano, eccome, con quello personale e politico. Ruolo che svolge e può svolgere in mille altre sedi, ma non in questa. Non so se sia legittimo, sicuramente è un pessimo esempio da cattivo gusto, che non c’entra niente con le buone pratiche da tutti invocate.
Sono tra i consiglieri di minoranza che hanno denunciato in una conferenza stampa questa stortura. La risposta di Pezzoni è arrivata via stampa. L’ispirazione l’ha avuta dai Sindaci di Bologna e di Firenze. Peccato che la pagina del Sindaco di Bologna contenga solo il link alla sua pagina Facebook, ma non la lenzuolata di post come invece fa Pezzoni. Quanto al primo cittadino di Firenze, il link rimanda alla pagina Facebook del Comune, mica a quella di Renzi! C’è una bella differenza.
Pezzoni invece va oltre: sulla sua pagina di Sindaco, che gestisce direttamente, riporta il testo dei suoi post su Facebook manco fossero atti istituzionali e non prese di posizione politica. Fra l’altro sono pareri unidirezionali, senza possibilità di contraddittorio. Ha dichiarato al Corriere: “Ma cito la fonte e inserisco il link, così che il lettore abbia a disposizione le due campane”. Andate a vedere, come ho fatto io oggi: a seconda dell’argomento, l’altra campana è muta. Non a caso, è quella di cittadini e commenti che si sono trovati in disaccordo su provvedimenti del Sindaco e della sua Giunta. C’è il pong, ma non il ping che l’ha originato. Bella mossa!
Nulla da dire sulla modernizzazione del sito comunale, che svolge da sempre un prezioso ruolo di comunicazione con i cittadini. Ma senza che siano confusi i ruoli. Il Pezzoni politico parli e discuta pure dai suoi siti personali, dalle interviste, dal cellulare, twitti quel che gli pare ai suoi follower, ma sul sito del Comune sia solo quello che lì gli è consentito di essere: il Sindaco pro tempore.
C’era una volta un celeste timoniere che campeggiava in gigantografie nelle piazze e nuotava nello Yang tze kiang nonostante avesse, per dirla alla Fornero, una paccata d’anni. Questione di immagine, si diceva, perché i “timonati” sapessero sempre e dovunque che il timoniere era saldo in sella, li stava guidando e sorvegliando, e non solo quello. Le cose qui da noi sono molto diverse, per fortuna. Ma la tentazione di esagerare non è mica sparita, anche se non c’è bisogno, in una democrazia, di essere invasivi per avere e gestire il consenso. Ci si perdonerà l’iperbolico paragone, ma rende l’idea.