Il rischio di un piatto di lenticchie

Scuola-San-MartinoLa amministrazione Pezzoni con delibera del Consiglio comunale — e voto contrario dei consiglieri PD, della sottoscritta come consigliere ABS e di Federico Merisi — ha cambiato la destinazione urbanistica di un’area al Bollone, la zona est recentemente urbanizzata tra via Bergamo e via Brignano. Da residenziale (e per metà di edilizia convenzionata) quale era, l’ha trasformata in area destinata ad attrezzature e servizi scolastici. Dov’è il problema? Nel fatto che questa area di proprietà del Comune con destinazione urbanistica valeva € 2,4 milioni, mentre ora, con destinazione cambiata, viene messa in vendita a meno di € 600.000 (€ 118 al mq per circa 5000 metri quadrati). Ci informano che c’è già una manifestazione di interesse all’acquisto, quella della scuola S. Martino.

Che razza di “valorizzazione” (così sta scritto nella delibera) del patrimonio comunale è mai questa? Con una differenza in meno di € 1,8 milioni?

Se si trattava di trovare un’area per la scuola S. Martino, non si poteva cambiare destinazione d’uso a un’altra area di proprietà comunale, valorizzandola stavolta per davvero?

Dicono che l’area del Bollone era andata all’asta per quattro volte, rimanendo invenduta. Certo il mercato immobiliare è fermo, ma non starà mica fermo per l’eternità.

La scuola S. Martino, che fa parte delle scuole della galassia ciellina, è in cerca di una nuova sede da tempo. Prima ospitata nella sede di proprietà della parrocchia in via Casnida. Già durante l’amministrazione Borghi erano iniziati i contatti per edificare una nuova sede a Castel Cerreto, in accordo con gli Istituti Educativi, con tanto di progetto (bello) dell’architetto di fiducia della scuola. Poi non se ne è saputo più nulla. Un anno fa, la notizia di un contatto con il Collegio degli Angeli. Oggi, la manifestazione di interesse depositata per l’acquisizione dell’area al Bollone così come modificata nella sua destinazione. Continuiamo a chiederci: perché proprio questa?

Non è la prima volta che si crea questo circuito, per cui non si sa se la volontà dell’Amministrazione precede o segue la manifestazione di interesse di XY, e il particolare non è ininfluente per capire il cui prodest specifico della operazione. Certo, l’assegnazione definitiva avverrà tramite bando pubblico, ma vedremo cosa ci starà scritto nel bando, in particolare se ci sarà la clausola cautelativa che esclude qualsiasi altra destinazione diversa futura. Mica che si conceda un terreno per una scuola, e poi in un qualche futuro l’area ridiventi residenziale a vantaggio esclusivo del solo nuovo proprietario e non dei cittadini trevigliesi.

Come sempre, la stima del valore dell’area è interna, fatta cioè dagli Uffici tecnici e non è una perizia “asseverata” con assunzione di responsabilità di chi la firma. Tutto lecito, ma fatto in casa, con il velo di strascico che questo comporta e che varrebbe la pena di eliminare in questa e altre future occasioni (l’osservazione è stata avanzata da Luigi Minuti, e la riprendo perché la condivido).

Rimane il retrogusto amaro di una operazione che — ad essere titolari di una scuola — è sicuramente una offertona con i fiocchi e controfiocchi che mette sul mercato un’area di pregio in cui una scuola dell’obbligo (elementari e media) ci sta larghissima.

Conclusione: per noi non era delibera che si poteva votare. E non l’abbiamo votata. Il bisogno di soldi “certi, maledetti e subito”, non può giustificare un marchingegno di questo genere. € 1,8 milioni in meno non sono bruscolini. Non sarebbero venuti domani mattina in cassa al Comune, ma dopodomani sì.

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