Via Caboto abbandonata

via CabotoVia Sebastiano Caboto. Treviglio. Se non sapete ancora dov’è, andate all’inizio di via Bergamo, sulla sinistra. C’è il palo con l’indicazione della via e poi comincia uno sterrato che prosegue tra condomini a sinistra, e il Lidl e l’ex Eni a destra.

Costeggia la via un fosso, che nessuno vede, tanto è coperto dalla vegetazione spontanea.

Un cartello su un panettone giallo posato dal Comune non risolve il problema della pericolosità per chi affronta la curva (e la affrontano moto e macchine, visto che sulla via ci sono cancelli, un garage e passi carrabili). Men che meno lo risolvono i due paletti mingherlini piazzati dietro il panettone. È già successo che qualche mezzo sia finito nel fosso, non ampio ma profondo. Tanto più che la via non ha illuminazione, ma è comunque percorsa.

Oggi è una specie di giungla urbana, per lo meno dove i residenti non hanno provveduto loro stessi a falciare le erbacce. Lamentano uno stato di abbandono e di incuria e non hanno torto: la situazione l’è lé de èt, è lì da vedere. Lamentano il mancato interessamento da parte di chi il problema lo conosce bene, visto che ne ha preso atto sul campo giusto quattro anni fa, durante la campagna elettorale. Lasciandosi andare a promesse non mantenute.

Il palo di via Caboto reca una insegna su cui la parola “via” si vede appena. È una strada comunale? Non si capisce allora la negligenza con cui è tenuta. È una strada privata? Non si capisce allora perché non si provveda a che i proprietari la manutengano, almeno per quel che riguarda la sicurezza di chi ci transita. Perché una cosa parrebbe certa: il diritto di transito c’è.

I residenti hanno dato il via a una raccolta firme per portare (o meglio, riportare) il problema all’attenzione degli amministratori comunali, ai quali chiede chiarimenti anche una interpellanza presentata dai consiglieri dei gruppi PD e ABS.

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