Signor Sindaco, mi scusi, ma ha toppato

Signor Sindaco,

Lei mi ha inviato una reprimenda scritta (Lettera_Pezzoni_prot_476190001) perché ho consegnato alla stampa la copia del fax prot. 46852 con il quale l’ASL il 20 settembre scorso proponeva alla Amministrazione comunale la chiusura della piscina causa “il mancato rispetto dei requisiti igienico–sanitari essenziali, tale da determinare un pericolo per la salute pubblica”. Vero. Ho consegnato alla stampa il fax dopo che ne avevo dato lettura nel Consiglio comunale del 25 u.s. chiedendo a Lei, Sindaco, e all’Assessore allo sport cosa era successo e cosa l’Amministrazione intendesse fare. Non ho ricevuto nemmeno una risposta di diniego: come non avessi parlato!

La situazione, come Lei ben sa, si è ripetuta il giorno dopo, sempre in Consiglio, quando ho chiesto che ai Consiglieri comunali, rappresentanti eletti dai Trevigliesi, venissero fornite le stesse informazioni che l’Assessore allo sport aveva dato ai giornalisti solo un’ora prima nella sala accanto a quella del Consiglio. Anche qui un bel no. Perché? Perché rispondere alla Jannacci (“Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale. Vengo anch’io? No, tu no! Ma perché? Perché no”)? Me lo chiedo ancora adesso.

Non entro nel merito della vicenda piscina, non minimizzo né estremizzo: l’ASL propone, l’Amministrazione dispone. Mi domando perché Lei non abbia voluto comunicare in Consiglio comunale quanto aveva disposto o non disposto. L’Amministrazione ha il dovere di informare quando un altro Ente scrive di “pericolo per la salute pubblica” e di spiegare le ragioni della sua scelta. Perché mai questa storia della piscina non sarebbe dovuta venire alla luce? Perché non se ne sarebbe dovuto parlare? La piscina comunale è uno degli argomenti di competenza del Consiglio e la situazione venutasi a creare meritava una informativa.

La Giunta comunale, nella persona Sua e del suo Vice, Assessore allo sport, rifiutandosi di rispondere ha trasformato una legittima richiesta, esaudibile e liquidabile con poche e doverose informazioni (e sarebbe finita lì), in un casus belli e in un clamoroso autogol in aula, perfezionato con il richiamo scritto che Lei poi mi ha inviato. Della serie, come dicono in Veneto, “xe pegio el tacòn del buso”.

Ora, Lei mi scrive che io, in quanto Consigliere comunale, ho diritto di accedere al protocollo (da cui infatti ho scaricato la lettera dell’ASL) e che posso leggere la corrispondenza tra Comune e altri Enti, ma che, come pubblico ufficiale, sono tenuta al segreto d’ufficio.

Trasecolo.

Il Testo unico degli Enti locali all’art. 43 (Diritti dei consiglieri) dice che i Consiglieri comunali e provinciali “hanno diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del Consiglio” e che “hanno diritto di ottenere dagli uffici del Comune o della Provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge”.

Segreto nei casi specificamente determinati dalla legge” significa che il Consigliere deve rispettare la privacy: è un concetto molto diverso dal “segreto d’ufficio”. Non mi sembra che in quanto riportato nella nota dell’ASL circa la piscina vi siano notizie coperte da privacy, tanto meno che il fax dell’ASL sia un atto secretato.

Non sono un pubblico ufficiale tenuto al segreto d’ufficio (ma quale segreto, poi? sulle condizioni della piscina…!!), ma un amministratore pubblico liberamente eletto che “ha diritto di iniziativa” su ogni questione di competenza del Consiglio. E come tale svolgo il mio dovere di chiedere informazioni e di informare, con l’unico vincolo della tutela della privacy, che in questo caso non c’è.

Nonostante la prima nota della mia vita ricevuta da Lei, prof. Pezzoni, all’alba dei 65 anni e nonostante il 7 in condotta (ingiustificato) che questa parrebbe comportare, continuerò su questa strada, perché informare fa parte del mio ruolo e dell’espletamento del mio mandato.

Come Lei sa, amo il faceto, ma non il fa cito. Soprattutto quando ci sono di mezzo i diritti dei cittadini.

Cordialità.

Daniela Ciocca
consigliere comunale

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