Un giretto, fatto per caso, in via Cavallotti, un giorno qualunque di settembre. Bella giornata. Sole. Mi è scappato l’occhio sul fondo della roggia. Mi è scappato anche il dito sull’icona della fotocamera del cellulare. Questo è quello che ho visto. Il fondo della roggia col porfido (foto 1). Il fondo della roggia sotto il ponte di via Mentasti, là dove finisce il porfido e comincia il fondo solo cementato (foto 2). Il fondo della parte alta della roggia, verso via Pontirolo (foto 3). Le foto parlano da sole. Se la roggia fosse mantenuta più pulita — cosa che non sempre accade — sarebbe ancora meglio. Sto parlando della parte bassa della roggia, ovviamente. Quella che ancor oggi ci si rimprovera di aver pavimentato col porfido.
Dimenticando due o tre cosette:
- che il progetto originario prevedeva comunque la pavimentazione, ma con un fondo a ciottoli più costoso
- che la pavimentazione è più funzionale del solo cemento (vedi l’abbondanza di alghe dove il porfido non c’è) ai fini della pulizia
- che il risultato è bello
Ricordo la polemica sulla pavimentazione. Bisognava spendere i soldi (pochetti, per la verità) da un’altra parte. Polemica montata come l’albume per la carbonara dagli stessi che oggi dovrebbero spiegare perché, ad esempio, si rifà il prato davanti alla Biblioteca. Si acquisirà sicuramente “bellezza”, ma l’erba c’era già. Non poteva bastare quella, in tempi in cui manca ben altro? E intercettare gli incivili che la calpestano e la usano come toilette per i loro cani?
Il tutto solo per dire che si possono condividere o non condividere le scelte di una amministrazione, ma da qui a farne un casus belli, come è stato, ce ne passa! Anche perché la nemesi storica è sempre in agguato.