Due punti irrinunciabili nelle leggi elettorali

legge_elettoraleLe leggi elettorali sono l’espressione più vera del livello di democrazia dei Paesi che le adottano e la prevalenza di un regolamento o di un altro finiscono spesso con il segnare la storia di un Paese o di un continente. Dalla scuola ricordiamo che la Rivoluzione francese prende le mosse dal contrasto tra il voto per stato o per testa e dalla storia più recente come i crolli dei regimi aprano spazi di democrazia prima calpestati, come è avvenuto in Italia alla caduta del fascismo con l’estensione del diritto di voto alle donne, prima escluse.

Il nostro “porcellum”, quanto a democraticità, era proprio penoso e finalmente, dopo la sentenza della Corte costituzionale che lo ha abolito, il presidente Renzi, con fortissima determinazione, è riuscito seppur in modo discutibile a far sì che la Camera approvasse una nuova legge. Non credo sia qui il caso di addentrarsi sul fatto che sia una legge a metà (valendo solo per la Camera) è una legge e quindi importa analizzarne i contenuti. Trascuro una analisi tecnica sulle soglie per il premio di maggioranza o sullo sbarramento per l’accesso alla rappresentanza o, ancora, sulla costruzione dei collegi, sarebbe dispersivo.

Mi oriento invece a osservare due elementi più attinenti all’aspetto democratico: liste bloccate e quote rosa.

  1. Liste bloccate: fino ad oggi hanno procurato l’ingresso in Parlamento di disonesti conclamati e condannati che mai avrebbero dovuto entrarvi. Troppo lungo l’elenco per essere riportato per intero e troppo pericolosa la pervicacia con la quale alcuni partiti difendono questa norma! Se la nuova legge non facesse retromarcia su questo articolo sarebbe un indecoroso cedimento agli interessi di chi, usandola, ci ha costretto a chiamare “onorevole” un indagato per reati di camorra come Nicola Cosentino o, nel parlamento della nostra Regione, l’igienista dentale Nicole Minetti!
  2. Quote rosa: tutti vorremmo vivere in una società così giusta che, offrendo a tutti pari opportunità, consenta scelte politiche solo su basi valoriali. Ma oggi è così? Ha pari opportunità in politica chi non riesce ad averla neppure nella vita civile? Non è il caso di citare statistiche che mostrano quanto meno siano retribuite le donne rispetto agli uomini a parità di mansione lavorativa, né riflettere su quanto tempo libero abbiano le donne per l’impegno sociale, soprattutto se lavorano.
    Ma poter far politica ha, da sempre, come base l’emancipazione economica e il tempo libero. Le donne sono quindi assolutamente svantaggiate, con buona pace delle pari opportunità. E allora servono le quote rosa per consentire di avere non solo una pari rappresentanza ma, soprattutto, una presenza che in maniera più decisa sappia difendere le istanze di chi ha maggiori problemi nella vita civile. Dunque anche su questo non possiamo che sperare che al senato sia ripari alla stortura messa in pratica alla Camera.

In conclusione non possiamo che premere affinché questa legge sia corretta su questi due punti importantissimi. Siamo certi che anche il presidente del Consiglio, che è attentissimo a ciò che pensa la gente, non potrà che operare per favorire le due correzioni e non deludere quindi per accordi di vertice le attese della stragrande maggioranza dei cittadini.

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