Il riconoscimento della violenza contro le donne è una conquista recente. Solo nel 1992, con una raccomandazione delle Nazioni Unite, si evidenzia che vi sono alcune violenze che colpiscono le donne in quanto tali e che trovano la loro origine nella disparità di potere tra uomini e donne. Nel 1993 la violenza contro le donne viene riconosciuta come una violazione dei diritti umani e quindi non più come fatto privato da gestire all’interno della coppia, bensì quale fatto di cui si devono occupare anche la comunità e le istituzioni pubbliche. Si stima che una donna su dieci subisca violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita e una su cinque subisca violenza psicologica. La violenza domestica è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne e il 13% degli omicidi nel mondo è commesso tra le mura di casa da parte del partner della vittima. Sono dati impressionanti, che comportano costi personali e sociali elevatissimi. In Italia si calcola che il costo sociale ed economico della violenza sia di 17 miliardi di euro all’anno (tra cui spese sanitarie, giudiziarie, investigative, di assistenza sociale, di collocazione nelle comunità protette o di presa in carico nei centri antiviolenza) pari al triplo degli incidenti stradali che avvengono in un anno. Davanti a questi dati è evidente che non basta trattare la questione in termini repressivi ma occorre agire preventivamente, perché la violenza sulle donne ha una base culturale legata ai ruoli e agli stereotipi di genere e perché l’85% degli autori di atti violenti risulta recidivo se non adeguatamente seguito. L’Italia ha finalmente ratificato la Convenzione di Istanbul, che rappresenta il primo strumento internazionale vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Si tratta ora di darvi piena attuazione, in primis ove prescrive di adottare misure per incoraggiare gli uomini e i ragazzi a contribuire attivamente alla prevenzione della violenza di genere, interventi per accrescere l’autonomia e l’indipendenza delle donne e meccanismi di cooperazione e di responsabilizzazione delle autorità pubbliche competenti.
Laura Rossoni