Un domanda d’obbligo, a maggior ragione visto quel che succede oggi nel nostro paese: è proprio vero che con la trasparenza degli atti pubblici si combatte la corruzione? Personalmente la ritengo una condizione necessaria, importantissima, ma non sufficiente. E vi spiego il perché.
Di certo la trasparenza aiuta se per essa si intende la possibilità di accesso a tutti gli atti che un’Amministrazione comunale pubblica sul sito ufficiale del Comune e in primo luogo sull’Albo pretorio del Comune. La possibilità di leggere le determine dirigenziali, gli atti della Giunta comunale e del Consiglio comunale apre alla conoscenza di quanto accade in Comune e quindi ci permette di conoscere e giudicare le azioni dell’Amministrazione comunale al di fuori delle conferenze stampa di Sindaco e Assessori. Gli incontri con la stampa infatti non sono mai di pura informazione perché sono finalizzati anche, quando non soprattutto, a dare una buona immagine di sé e del proprio amministrare e quindi a farsi buona propaganda.
C’è da dire però che la trasparenza in realtà è un obbligo, visto che dal 2013 vige una legge intitolata “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”.
Ma cosa vuol dire essere trasparenti?
Vuol dire conoscere la situazione patrimoniale, di chiunque paghi o riceva soldi pubblici (quindi dei politici, ma anche degli appaltatori, dei progettisti, dei fornitori di beni pubblici) compreso il reddito, i possedimenti immobiliari e mobiliari (azioni di società sopra tutto).
Trasparenza vuol dire anche mettere sotto la lente della massima attenzione le gare al massimo ribasso: sconti del 50% o 60% sul prezzo indicato sono sempre da vedere con sospetto in quanto possono prospettare in futuro o una richiesta di supplemento di spesa o un eventuale fallimento della ditta che ha preso l’appalto con ribassi così consistenti.
Ma il controllo di queste operazioni chi lo fa? Un tempo le Regioni avevano i loro Comitati di controllo (Coreco) che di fatto svolgevano un’eccellente funzione di verifica sugli atti degli enti locali. Ora i Coreco non ci sono più perché si è deciso di cancellare l’art. 130 della Costituzione che li istituiva ed è pure stato cancellato il controllo sulla pianificazione urbanistica.
Oggi il responsabile della prevenzione della corruzione nell’Amministrazione pubblica, di norma anche responsabile della trasparenza, è il Segretario comunale. Egli è tenuto a svolgere stabilmente un’attività di controllo sull’adempimento da parte dell’Amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, assicurando la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento.
Ma tutti sappiamo che, a partire ormai dal 1997, il Segretario comunale viene scelto dal Sindaco. Il Segretario ha cessato quindi di essere un dipendente dello Stato accentuando il rapporto fiduciario con il suo datore di lavoro (appunto, il Sindaco). Si evince quindi, a mio avviso, che il legame fiduciario con il vertice politico entra in contraddizione e competizione con il ruolo precipuo del Segretario comunale, garante della legalità dell’operato dello stesso Sindaco che lo ha scelto.
In conclusione, se gli organi di controllo superiori (Coreco) non ci sono più ed il Segretario comunale è troppo schiacciato sulla figura del Sindaco, chi salvaguarda la trasparenza e contrasta la eventuale corruzione dell’azione pubblica? La mia risposta è molto semplice: il compito maggiore sta sulle spalle dei Consiglieri di opposizione che hanno il dovere e il ruolo riconosciuto di vigilare e di denunciare qualora riscontrino irregolarità e poca trasparenza.
Per cui il nostro sindaco Pezzoni se ne faccia una ragione, collaborare con l’Amministrazione si può anche se si è all’opposizione ma controllare e vigilare sul suo operato è un compito ancora più importante!