Si stanno raccogliendo firme per una legge di iniziativa popolare con norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza storico-linguistica dei Rom e dei Sinti.
Per introdurre l’iniziativa lo scorso 2 luglio a Treviglio è stato proiettato un bel documentario di Mariagrazia Moncada: Elica. Racconta di una ragazza in un campo Rom di Milano poi sgomberato e demolito, delle sue attese e speranze per il futuro dei figli, della solitudine nell’affrontare i problemi del quotidiano, di preoccupazioni per la sorte del campo. Una rappresentazione molto umana, come è giusto che sia visto che parla di persone.
Ha introdotto Andrea Crippa, già dirigente scolastico a Treviglio e coinvolto nei progetti di sostegno ai ragazzi del campo frequentanti le scuole elementari e medie. Ad aiutare la riflessione Maurizio Pagani e Giorgio Bezzecchi di Opera Nomadi di Milano che hanno fatto riferimento anche al campo nomadi (o forse andrebbe più propriamente detto residenziali) di Treviglio e al progetto esistente ma non più attivo.
Argomento spinoso quello dei Rom e dei campi nomadi.
Fuori dai ragionamenti, fuori dalle campagne elettorali, ai margini della città in tutti i sensi… per prudenza perchè non è un argomento che porti voti, anzi.
Ma la ferita rimane e, per quanto non facile, varrebbe la pena spenderci un pensiero proprio mentre tante idee saranno messe in campo in vista delle prossime elezioni. Se riusciamo a non farci distrarre troppo dalle opere pubbliche magari si crea spazio per le opere umane.
All’incontro è stato detto che le scuole pubbliche stanno facendo la loro parte e che la presenza di alcuni ragazzi rom, seppur faticosa, in scuole superiori è di grande soddifazione.
Che io sappia l’Oratorio di San Zeno e gli Scout hanno avuto ed hanno incontri al campo.
Ma tutto questo non può essere un alibi per una città che fa finta di non vedere questa sua appendice.
Forse occorrerebbe definire un progetto che prima ancora che soldi stabilisca le vie di una frequentazione, di relazioni, di inclusione. Che insomma metta in evidenza il lato umano. Che fissi i diritti-doveri (perchè è in una logica di comune responsabilità e non di assistenzialismo che si deve procedere) in una cornice di riconoscimento e promozione. Dentro questa cornice si possono fissare i vincoli (i ragazzi devono andare a scuola, il campo deve essere curato…).
Ma ci sono ragazzi del campo nomadi in qualcuna delle nostre innumerevoli associazioni sportive? E in quelle teatrali? E in quelle musicali? E in quelle… E perchè no?
E le loro madri e le famiglie dove sono coinvolte?
Sembra irrealistico pensare che un’amministrazione comunale possa far sedere attorno ad un tavolo queste realtà e aprire un ragionamento in merito?
Si, ci vorrebbe un progetto. Magari senza soldi ma con delle idee buone e un’umanità di base a guidarlo.
I soldi c’erano ma nel 2011, con uno dei primi atti della sua amministrazione, Pezzoni li ha tagliati proprio al progetto dell’Opera Nomadi. Non conosco la motivazione (le cose sono complicate e non ne farei una questione di bandiera) ma poi non è stato fatto più niente.
Chissà se il Sindaco, che era presente all’incontro, avrà ripensato a quel taglio e a quello che si sarebbe potuto fare.
Comunque sia è stato annunciato un secondo appuntamento a settembre dedicato alla raccolta firme.