Che devono fare i giornali? Informare. E, informando, costituire un archivio di fatti e notizie così che sia sempre possibile ricostruire e rileggere una storia.
Nel nostro piccolo, noi abbiamo la presunzione di fare esattamente questo, e l’orgoglio di averlo fatto in più di un’occasione.
Oggi ricostruiamo per voi la storia completa della causa Holcim che sta portando nelle casse del Comune 511.000 euro. La sentenza infatti è esecutiva, quindi la ditta Holcim, proprietaria di una cava di sabbia e ghiaia che dà su via Bergamo, pagherà nell’immediato quanto previsto dalla sentenza pronunciata dal giudice di primo grado, la dott.ssa Silvia Russo del Tribunale di Bergamo. Ricorrerà – è possibile – ma ora è tenuta a pagare la sanzione comminata per aver escavato circa 64.000 metri cubi in più del consentito.
Da dove viene la sanzione che la Holcim ha impugnato non avendo nessuna intenzione di pagare?
Viene dai controlli sull’attività di escavazione, controlli iniziati con la Giunta Borghi (l’assessore all’Ambiente era Alice Tura) e attuati dall’Ufficio Ambiente grazie ai mezzi tecnici e a stanziamenti in bilancio che hanno reso possibile le consulenze specialistiche necessarie (la cava Holcim è in acqua e non basta controllare le planimetrie). Prima esistevano solo le autocertificazioni dei cavatori. La consulenza viene affidata, con un investimento non indifferente, al geologo Renato Caldarelli dello Studio Eurogeo ed è datata agosto 2010. Dai risultati forniti dalla relazione Caldarelli provengono i dati che supportano le contestazioni inviate a Holcim. Contestazioni e conseguente sanzione arrivano anche a NCT per aver cavato come Holcim più di quanto autorizzato dalla Provincia.
NCT sanò la situazione. Holcim invece si oppose e impugnò i provvedimenti del 2010. Si arriva così alla causa in tribunale (è il 2012) arrivata a sentenza in questi giorni.
Per dire: molti atti amministrativi e molti risultati di oggi sono figli di una storia. Che va raccontata tutta.
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