Un passo avventato che può costare caro. I retroscena della operazione “Anita 2”

fibra-ottica01-640x360ABM–ICT è una società al 100% della Provincia di Bergamo. Ha creato la rete infrastrutturale (400 km di fibra ottica) per il collegamento Internet ad alta velocità in molti Comuni della bergamasca. Ma ha i bilanci in rosso da tre anni. Oggi come oggi, è esposta con il sistema bancario per € 12.000.000 ed è a un passo dalla liquidazione obbligata.

Il desiderio di mantenere questa infrastruttura in mano pubblica da un lato, e dall’altro la volontà della Provincia di sbolognare ai Comuni una società sull’orlo del fallimento, hanno dato il via al progetto di far acquisire la decotta ABM–ICT ad una società sana, Anita srl, partecipata da 35 Comuni e che gestisce indirettamente la rete del gas. Il Comune di Treviglio è il maggiore azionista di Anita con il suo 19,45% di quote societarie. Dovrebbe incamerare dividendi per € 100–150.000 l’anno. Se Anita assorbirà i debiti di ABM–ICT, addio dividendi per almeno due anni. La nuova società Anita2, che nascerebbe dalla fusione con ABM–ICT, dovrebbe andare in attivo solo a partire dal 2014, ma questo in una prospettiva che Dirigenti e Revisori dei conti del Comune definiscono come “aleatoria”. Il tallone d’Achille di ABM–ICT si chiama BIG TLC (il suo braccio operativo che commercializza i servizi di connessione a Internet ad alta velocità), società in perdita costante e crescente dal 2007. La Provincia l’ha messa a bando per cercare di venderne il 49% a un socio privato, ma nessuno si è fatto vivo. Qualcuno si è chiesto il perché? Nel frattempo, Regione Lombardia ha finanziato Telecom per € 41.000.000 per fare lo stesso servizio: con competitori di questa stazza, come si fa a ipotizzare scenari rosei di sviluppo per la incorporanda ABM–ICT?

Il Segretario comunale, il Dirigente del settore finanziario e il Collegio dei revisori dei conti del Comune di Treviglio hanno dato per parte loro parere tecnico negativo al progetto di incorporazione di ABM–ICT in Anita. Con parole pesanti e incontrovertibili. L’operazione ha sollevato dubbi di legittimità. La mission del Comune non è quella di fornire l’ADSL ai cittadini. Si rischia l’esposizione a un indebitamento pesante. Si paventa il danno patrimoniale. Si lamenta la mancanza di documentazione. Si mette in dubbio la validità di un progetto di sviluppo (business plan), non aggiornato né certificato da una relazione tecnica indipendente. Il Collegio dei revisori dei conti così sintetizza la sua valutazione: “Non sussistono le condizioni per il rilascio di un positivo parere che esprima un giudizio di congruità, di coerenza e di attendibilità sulla proposta di deliberazione di fusione”.

Mai capitato che una delibera fosse portata in Consiglio comunale con un triplice parere negativo dei tecnici, e con negatività così pesanti, di sostanza e non di forma.

Eppure, per decisione dei capigruppo di maggioranza e del sindaco Pezzoni, la delibera di fusione per incorporazione va all’approvazione nel Consiglio di martedì 18 dicembre, quattro giorni prima dell’assemblea dei soci di Anita convocata il 22 per la deliberazione finale.

Il PdL ha deciso di lasciare libertà di voto; la Lega invece è intenzionata a votare a favore. La prospettiva di dover rispondere di danno erariale se Anita2, accollatisi i 12 milioni di Euro di debiti della società incorporata, dovesse andare in perdita a causa del fallimento del business plan di ABM–ICT, ha indotto a più ponderati consigli più di un Consigliere di maggioranza. Il Comune di Treviglio è socio di Anita per circa il 20%, e il 20% di 12 milioni di debito sono € 2.400.000. Una bella somma da risarcire se ci sono gli estremi del danno erariale. Nessuno potrebbe dire di non esser stato messo in guardia: ci sono tre pareri pesanti che sconsigliano dal procedere.

Chi ci perde comunque è la città. Ha senso esporre a rischio una società che oggi vale, per la quota di Treviglio, € 5.000.000 e creare ulteriori problemi al nostro bilancio? Senza i dividendi di Anita nei prossimi due anni non entreranno nelle casse comunali da € 200.000 a 300.000. Sono soldi tolti ai servizi per i Trevigliesi. Per che cosa? Per togliere le castagne dal fuoco a una Provincia che non ha saputo gestire una società che controllava al 100%?

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