Alienazione del Foro boario: a gennaio il sì o no al referendum

372_foroboario_mapIl nostro territorio non è di “qualcuno” ma è di tutti. Eppure l’ Amministrazione comunale non solo non ha coinvolto nella decisione la città, il quartiere in particolare, ma neanche, a decisione presa, ha sentito l’obbligo di informare chi vivrà in prima persona le conseguenze e i gravi disagi di questa scelta. La nuova destinazione dell’area dell’ex Foro boario colloca 25.600 metri cubi di cemento in più in un’area già densamente edificata e grandemente trafficata. Al Sindaco, il 30 novembre scorso, i residenti del Conventino l’hanno detto chiaro e tondo.

Questa premessa è necessaria per dire che il futuro di Foro boario, come di tante altre zone della città, dipende anche dalla volontà di ascolto della cittadinanza da parte del Sindaco e dalla sua capacità di esercitare comportamenti di reale trasparenza e di concreta democrazia partecipata. Dipende anche dal coraggio dei consiglieri di maggioranza — nella stragrande maggioranza all’oscuro del progetto fino a cose fatte e in tanti più che perplessi sull’operazione — di opporsi a questo progetto del Sindaco. Ma il fatto che finora abbiano votato tutte le misure che preludono a questa vendita non fa sperare niente di buono.

Un’area destinata a servizi della comunità per attività sociali, culturali, ricreative e sportive viene scippata alla comunità per farne un’area residenziale e per insediarvi l’ennesimo supermercato, con traffico incorporato. Sappiamo tutti quali conseguenze questo avrà sulla qualità della vita degli abitanti dei dintorni e non solo.

Cosa dire? Sempre più spazi per gli acquisti, sempre meno spazi per stare insieme, per la cultura, per il benessere di grandi e piccoli. L’apertura della piazza Paolo VI è stato il primo atto di attuazione di questa idea di città, Foro boario è l’ultimo, dopo l’ex UPIM divenuto per tre quarti commerciale e la cessione ai proprietari dei 180 metri quadrati destinati alla ludoteca nel piano ex Cinema Nuovo.

La prima asta per la vendita di Foro boario è andata a vuoto, ma non è detto che sia una notizia completamente buona, per la preoccupazione che, a colpi di ribassi, si giunga alla svendita di questa area sicuramente molto appetibile e pregiata.

Quanto alla creazione di un nuovo polo fieristico in zona sud, siamo certi che a Treviglio oggi sia inderogabile e soprattutto sia economicamente fruttifero? Basti dire che la Fiera di Bergamo è in perdita perché sottoutilizzata.

Che i cittadini non intendano sottostare a questo diktat, nel senso letterale del termine, e abbiano chiesto un referendum, è ormai noto .

A questo proposito i cittadini devono sapere che, nel momento in cui è stata presentata la richiesta di referendum su Foro boario, l’alienazione dell’area non era ancora stata inserita nel bilancio di previsione. L’inserimento dell’operazione nel bilancio di previsione è avvenuto solo con la delibera del Consiglio comunale del 27 novembre 2012 in occasione dell’assestamento di bilancio.

Questo per dire che il quesito referendario, presentato 30 giorni prima della delibera del 27 novembre, non riguardava materia di bilancio e quindi non dovrebbe incorrere nell’articolo dello Statuto comunale che esclude quesiti referendari su materia già presente in bilancio.

Il Sindaco si dice convinto dell’inammissibilità del referendum, portando ad esempio l’inammissibilità del referendum sulla vendita delle farmacie comunali. Dimentica di dire che, all’atto della presentazione di quel referendum, la vendita delle farmacie era già chiaramente iscritta nel bilancio comunale.

Certo, se il referendum è ammissibile o no lo deciderà l’autorevole Commissione nominata ad hoc, ma è scorretto che il primo cittadino metta le mani avanti, contribuendo a precostituire un giudizio che non gli compete.

Il 17 dicembre scorso la Commissione si è insediata. A gennaio conosceremo le sue decisioni e sapremo se il referendum potrà essere indetto oppure no.

Certo finora la vicenda di Foro Boario si presenta come un’altra storia di democrazia mancata che sembra però risvegliare, in questi tempi di antipolitica, l’interesse dei Trevigliesi per la vita pubblica della loro città.

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