Una spending review alla rovescia.

La Giunta ha varato il progetto dello sportello polifunzionale, un punto di accesso unico ai servizi comunali (anagrafe, tributi ecc…) per un gran numero di pratiche, eliminando il “pellegrinaggio“ del cittadino tra gli uffici. Da questa postazione la risposta al cittadino è sia fisica, cioè allo sportello, sia elettronica, cioè tramite mail o sito. In teoria, una gran cosa. Una cosa da fare.

Sono le modalità di selezione del fornitore della piattaforma e i costi che non convincono.

 Le modalità. Per scegliere il fornitore è stata fatta una analisi di mercato, non una gara. Non ci risulta che ci sia stata da parte del Comune una richiesta dettagliata alle 5 aziende inizialmente coinvolte, per cui sul banco sono arrivate proposte non facilmente confrontabili – così è stato per noi – perché non stese con gli stessi criteri. Una analisi di mercato non è una gara, è molto più aperta ai desiderata soggettivi. La motivazione fornita è che l’investimento complessivo è sotto la soglia dei 200.000 euro, limite oltre il quale la gara ad evidenza pubblica è obbligatoria.

 I costi: le tre proposte vagliate dalla Giunta – SIAV spa di Rubiano (PD), IN.FOR di Arezzo (fornitore in carica del Comune) e ADS spa di Bologna – richiedono un impegno economico molto diverso. La scelta della Giunta è caduta sull’offerta SIAV, per un impegno di 186.000 euro più IVA. Veramente il conto era più salato originariamente, ma l’offerta definitiva si è assestata sulla cifra che abbiamo detto. Per poter mantenere l’assegnazione “sotto la soglia dei 200.000 euro”  e non rendere necessaria la gara pubblica, come pare lecito dedurre.

 La “macchina tecnologica” prescelta è sicuramente un buon prodotto, ma nessuno ha spiegato chiaramente che cosa di sostanziale (è a questo che si deve guardare) differenzi il progetto proposto da SIAV (186.000 euro) da quello di ADS spa (65.000 euro).La piattaforma comperata vale questa significativa differenza di costi?

 Nessuna chiarezza nemmeno sui costi aggiuntivi. Il contratto di manutenzione costa 12.000 euro, e questo è dichiarato. Ma la piattaforma prescelta dovrà per forza “dialogare”, “interfacciarsi” con il sistema esistente, il che significa costi in più. E questo non è dichiarato. Quali sono? Sotto quale veste compariranno? Non entrano nel computo dell’investimento complessivo sempre per non superare la soglia fatidica dei 200.000 euro? Sono domande legittime, rimaste senza risposta.

 Non necessario è sicuramente il nuovo protocollo informatico (40.000 dei 186.000 euro + iva complessivi) perché il protocollo informatico lo abbiamo già. La stessa ditta prescelta, la SIAV, lo definisce, nella sua proposta di acquisto, “opzionale”. Se lo dice il venditore che è un “di più”, perché spendere 40.000 euro, che si aggiungono ai costi di acquisizione di quello esistente e funzionante? Perché ri-formare di nuovo il personale che lo sta utilizzando?

 Si possono raggiungere “efficienza, efficacia, economicità dell’azione amministrativa”, trasparenza, si possono garantire i diritti del cittadino e realizzare il proprio programma di governo spendendo meno, giusto in tempi di revisione della spesa. Ma così non è. E 40.000 euro, comunque e checchè se ne dica, non sono bruscolini.

 Daniela Ciocca

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