La piazza Paolo VI non c’è più

È inutile nasconderlo, la piazza che i bambini utilizzavano in tutta sicurezza e la gente del quartiere cominciava a frequentare non esiste più.

Prima c’era un intervento di pregio, la piazza più grande di Treviglio, forse una delle più ampie della Provincia, ora tre spazi slegati tra loro: il sagrato di proprietà della parrocchia, una strada stretta (non si può nemmeno tracciare la mezzeria) e rumorosa (per via della pavimentazione) ed il cortiletto a ridosso del  palazzo antistante la chiesa. Tre spazi divisi da una serie di catenelle che dovrebbero fermare le corse dei bambini (e chi si fida più), ma che  si interrompono  lasciando dei passaggi che mettono in comunicazione la via Pontirolo con le due piazzette: e qualche macchina infatti  è già stata vista parcheggiata al di là di esse.  Le panchine rimangono vuote, ovviamente i passanti preferiscono i muretti periferici, onde evitare il passaggio delle automobili a 50 cm dalla loro schiena. E la fontana? A prendere polvere in qualche magazzino comunale. Così un’altra volta i cittadini della zona Nord si sentono di serie B, non solo perché è stato tolto loro un intervento di valore, ma anche per come è stata compiuta l’intera operazione. In fretta e furia alla fine di agosto. Eppure c’è una richiesta dell’opposizione che investe  il  Consiglio comunale a discutere  dell’apertura della piazza. Si farà ovviamente, ma ad apertura avvenuta! E le 1200 firme raccolte per mantenere la piazza chiusa? Completamente ignorate.

Era proprio impossibile aspettare qualche mese per verificare, non ipotizzare, l’effettivo utilizzo della piazza, gli eventuali disagi e tirare le somme con più calma, fuori dalla logica della campagna elettorale? Possibile che ovunque in Europa si sottrae spazio alle auto per privilegiare i pedoni, gli anziani ed i bambini, ovunque tranne che a Treviglio?

Possibile che si è sacrificata una maggiore vivibilità del quartiere sull’altare della mobilità o forse è meglio dire, della rivincita politica?

Allora rivediamoci tra un anno e valutiamo, assieme agli abitanti del quartiere, ed al di là degli schieramenti, se e quanto sia migliorata la viabilità del quartiere, se vi sia stato un effettivo incremento o meno delle attività commerciali (documentato), quanto siano state fruibili queste due piazzette separate da una strada. Facciamo di questa apertura una sperimentazione; qualsiasi intervento è perfettibile e migliorabile. A meno che  sia ideologico.

Che altro aggiungere? Che la piazza Paolo VI è stata pensata e voluta decisamente diversa da come è ora. A quel che ne  rimane bisognerebbe per lo meno cambiare  nome, così da marcare maggiormente la discontinuità da chi l’ha realizzata a chi l’ha stravolta: chiamiamola “Sagrato della Chiesa di S. Pietro”… è molto più appropriato.

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